Ticino
Legge sui negozi, le ragioni dei favorevoli
© CdT/Chiara Zocchetti
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Redazione
2 anni fa
Il comitato politico a favore del "sì" ha ricordato come le aperture siano una possibilità e non un obbligo. Possibilità che fornirebbe armi in più ai commercianti per contrastare l’online e il turismo degli acquisti.

Si avvicina a grandi passi l’appuntamento con le urne del 18 giugno. E fra i temi in votazione ci sarà anche la modifica della legge sui negozi. Questa mattina, al negozio “patchwork” di Bellinzona, il comitato politico a sostegno del “sì” ha spiegato le sue ragioni. “Un Ticino che vuole essere turistico lo deve essere anche alla domenica, con i suoi negozi”, spiega ai microfoni di Ticinonews Alessandro Speziali, presidente del PLR. Questo “crea anche un bel circolo di persone tra negozi, ristoranti, attività ed edicole. Noi ci immaginiamo un Ticino moderno, dinamico, che vive il territorio”.

Maderni: “Avremmo più persone interessate a muoversi per acquistare”

Un Ticino aperto, come parte dei suoi negozi. Da qui lo slogan scelto dal comitato politico a favore del sì “Apriamoci pure noi”. In conferenza stampa è stato ricordato come le aperture siano una possibilità e non un obbligo. Una possibilità che potrebbe dare il la a un circolo virtuoso. “Avremmo sicuramente più persone interessate a circolare nei centri cittadini e a muoversi anche per acquistare”, afferma la deputata liberale radicale Cristina Maderni. Ciò “permetterebbe di avere più gente nei centri e consentirebbe automaticamente ai bar, ai ristoranti e a tutto quanto è nella filiera economica di poter lavorare”.

Dadò: “Non ci sarebbe un grande impatto sui lavoratori”

Non c’è però solo l’aspetto turistico: la modifica di legge prevede di consentire l’apertura di tutti i negozi per un massimo di quattro domeniche l’anno e l’estensione fino alle 19 degli orari di apertura nei giorni festivi non parificati alla domenica e nel periodo pre-natalizio. Armi in più ai commercianti per contrastare l’online e il turismo degli acquisti. “Noi crediamo che si tratti soprattutto di un piccolo passo in più, un adeguamento minimo ma assolutamente responsabile, di cui tutti potranno trarre beneficio”, commenta Lara Filippini, deputata UDC. E per quanto concerne l’impatto sui lavoratori, una delle motivazioni che ha spinto i sindacati a lanciare il referendum, per il presidente del Centro Fiorenzo Dadò occorre relativizzare. “Sicuramente non si parla di un grande impatto”, precisa Dadò. “Parliamo di aprire una domenica in più all’anno rispetto alle tre attuali e di conformarsi alla legge federale”. Inoltre “è facoltativo: chi vuole aprire lo fa, chi non vuole non apre”.

Censi: “Un piccolo passo per dare una mano ai commercianti”

In definitiva, secondo il comitato politico coordinato dal leghista Andrea Censi, si tratta di un adeguamento minimo a favore di un po’ di flessibilità in più. “Stiamo parlando davvero di un piccolo passo per dare una mano ai commercianti, rispettando quelli che sono i diritti dei lavoratori, e per perseguire comunque quella che è la politica del Canton Ticino, il quale vuole dichiararsi cantone a vocazione turistica. Ma non possiamo esserlo se non diamo dei servizi al turista”, conclude Censi.

 

 

 

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