In Ticino, pandemia a parte, le scuole chiudono solo per eventi decisamente sporadici ed estremi. Non è così in tutto il mondo: lo scorso anno 242 milioni di bambini hanno visto i loro istituti chiudere. Spesso ciò avviene in paesi in cui una parte di questi giovani non tornerà più sui banchi, soprattutto tra le ragazze. La denuncia è stata fatta oggi dalla direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russel nella giornata dell’Educazione, dedicata quest’anno all’intelligenza artificiale. Proprio grazie anche all’IA si intende infatti migliorare la scuola e permetterle di resistere più facilmente a ciò che la scuote. Per questo oggi a Parigi si è svolto un congresso sull’intelligenza artificiale e l’educazione, in modo da discutere di mantenimento del libero arbitrio di fronte alla tecnologia.
Focus sul nostro cantone
Questi temi interessano da vicino anche la scuola ticinese, dove da anni si sta lavorando per integrare l’IA nel modo più corretto possibile, cercando di evitare rischi quali lo sviluppo di pregiudizi cognitivi, l’abitudine di far fare tutto il lavoro alla macchina o ancora l’apprendimento di informazioni false. Vi sono infatti sperimentazioni che vedono l’utilizzo dell’IA generativa per permettere agli studenti di sviluppare uno spirito critico e di far loro comprendere rischi, limiti, ma anche potenzialità di queste tecnologie. Anche per i docenti sono però emersi nuove strumenti, come le community di classe, utilizzabili per valutazioni e percorsi personalizzati, ma anche per valutare l’attenzione degli studenti. “Sono in corso dei progetti per valutare come tali opportunità possano portare un valore aggiunto", rileva Luca Botturi, professore in Media in educazione al Dfa della SUPSI. “Quando si pensa alla tecnologia a scuola il pensiero va subito agli alunni, ma in realtà l'intelligenza artificiale può essere utilizzata dagli insegnanti nel loro lavoro, per creare una rubrica di valutazione o farsi dare un consiglio di progettazione". Non solo: "La si può anche sfruttare in classe per delle attività didattiche con gli scolari. Però, dal momento che viene usata anche dagli allievi in autonomia, è importante che i professori forniscano un aiuto ai ragazzi per utilizzarla in maniera intelligente; l'IA deve servire a migliorare le competenze e non diventare una scorciatoia per evitare di fare i compiti o di prendere un brutto voto perché non si è studiato”.
"Senza impegno non si comprende il valore aggiunto che possiamo produrre"
Una delle domande da porsi è se in questo momento strumenti come ChatGPT vengano utilizzati dagli studenti più per imbrogliare o come supporto qualitativo al loro studio... “Ho visto entrambe le situazioni e spesso dipende da più fattori, quali la passione per una materia, lo stress e le competenze dell’allievo". Il rischio di prendere una scorciatoia tecnologica "è di disabilitarsi. La tecnologia, invece di farci produrre di più, ci fa disimparare e questo, soprattutto a scuola, è un autogol", avverte Botturi. Un altro aspetto da considerare è che l'IA viene usata bene quando una persona è esperta dell’ambito su cui sta lavorando. "Se pongo una domanda su un tema che non conosco, prenderò per buona qualsiasi risposta. Spesso lo studente affronta temi nuovi e quindi qui vi è un possibile corto circuito". Ovviamente "la tentazione di impiegare 10 minuti anziché 3 ore per scrivere una composizione è forte, ma credo che alla lunga sia anche frustrante pensare che esiste una macchina in grado di fare tutto meglio di noi, perché non ci siamo mai cimentati fino in fondo. Se non ci si impegna, non si scoprirà mai qual è il grande valore aggiunto che si può produrre e ciò che si guadagna facendo fatica”.
L'intervento completo di Luca Botturi a Ticinonews: