Ticino
"Licenziata per un tweet? Non è andata così"
©Gabriele Putzu
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Redazione
12 ore fa
L'associazione ticinese dei giornalisti prende posizione sul licenziamento di una dipendente RSI e tira le orecchie a un sindacalista Unia.

Paola Nurnberg, giornalista nel settore informazione della Rsi, è stata licenziata nel mese di novembre dall'emittente di Comano. Stando a Tio, che per primo ha dato la notizia, il motivo sarebbe legato a un post pubblicato su X e critico nei confronti della destra. La giornalista si è quindi rivolta al sindacato Unia, che ha promesso battaglia. "Abbiamo cercato di far ritirare il licenziamento evidenziando episodi di tenore ben peggiore che coinvolgono responsabili e per i quali non è stata aperta nemmeno un’indagine interna", ha dichiarato il sindacalista Matteo Poretti. "Ha sbagliato? Certo, non doveva scriverlo. Ma da qui a licenziarla... A questo punto bisognerebbe licenziare metà del personale della Rsi”.

La presa di posizione dell'Associazione ticinese dei giornalisti

Proprio quest'affermazione non è andata giù all'Associazione ticinese dei giornalisti, che oggi ha preso posizione. "L’affermazione di Poretti getta gratuitamente ombre su tutti i collaboratori dell’azienda e porta un pregiudizio infondato sul loro operato. I collaboratori e le collaboratrici RSI, nella stragrande maggioranza dei casi, evitano di pubblicare opinioni proprie in ambito politico sui social media. Tanto più se sono giornalisti dai quali, nell’ambito di un media di servizio pubblico retto da una Concessione e con una visione, missione e valori propri ci si aspetta l’equidistanza da ogni parte politica e l’indipendenza di giudizio. Altra cosa invece è esprimere un proprio giudizio personale in ambito politico, tanto più durante un’importante campagna elettorale, quella per le elezioni federali dell’autunno 2023, come è capitato per il post in questione".

C'è altro dietro al licenziamento

Stando all'associazione ci sarebbero altri motivi dietro il licenziamento. "Per quanto ci è dato di sapere, il licenziamento della collega ha ragioni più complesse e il tweet contestato è solo uno dei motivi del provvedimento". E qui arriva la tirata d'orecchie nei confronti del sindacalista. "Se ai giornalisti, giustamente, è richiesta la verifica delle fonti, ai sindacalisti il compito di sentire tutte le campane prima di usare i toni forti alla prima intervista. In conclusione aggiungiamo anche che la RSI deve vigilare maggiormente anche su quella stretta minoranza di collaboratori che di tanto in tanto non rispetta le regole interne per quanto riguarda l’uso dei social media".