Ticino
Lo stallo dei sussidi di cassa malati, "molte famiglie sono in un limbo"
Redazione
4 ore fa
Diversi nuclei familiari sono in attesa di una decisione sui sussidi, ma costretti a pagare rette degli asili nido senza riduzione. Il direttore della Fondazione Francesco Fra Martino Dotta: "In questo primo mese dell’anno non è passato giorno senza che ricevessimo due-tre richieste di aiuto".

All’Istituto delle Assicurazioni Sociali i telefoni continuano a squillare. Dopo l’ennesima impennata dei premi malattia, molte famiglie vivono in una sorta di limbo. Non avendo ancora ottenuto una risposta sui sussidi, non sanno se il taglio approvato a dicembre dal Gran Consiglio li concerne. “Ci vogliono almeno quattro mesi per evadere le pratiche”, ci dicono dallo IAS. Nel frattempo, però, arrivano le cedole degli asili nido che, senza decisione cantonale, non possono applicare le riduzioni. Una dinamica che certo non facilita i nuclei familiari ticinesi e che è stata notata anche da quelle realtà, come la Fondazione Francesco, che si occupano proprio di fornire supporto alle persone in difficoltà. “In questo primo mese dell’anno non è passato giorno senza che ricevessimo due-tre richieste di persone o famiglie proprio nell’ambito delle casse malati”, spiega ai microfoni di Ticinonews il direttore Fra Martino Dotta. I premi non pagati, inoltre “comportano spesso spese aggiuntive: richiami, magari precetti esecutivi, i quali non fanno altro che appesantire ulteriormente la situazione finanziaria di queste persone”.

"Ci vengono segnalati dei ritardi"

Uno dei problemi, come detto, concerne le tempistiche delle decisioni. “Ci vengono segnalati dei ritardi che mettono in difficoltà le persone, perché se tutti i contributi, compresa l’eventuale assistenza, vengono bloccati, la gente non ha materialmente di che vivere". Al di là delle cifre ufficiali, occorre inoltre ricordare che in molti sfuggono dalle statistiche di povertà. “Cadere sotto la soglia di povertà è un rischio soprattutto per quelle fasce di popolazione che dispongono di redditi bassi e svolgono impieghi precari, magari su chiamata o a ore, che rendono complesso anche programmare le proprie spese”.

Riget: “La popolazione chiede alla politica di agire con urgenza”

In questa situazione di dubbi per molte persone, la certezza è che su quel taglio approvato dal Parlamento sarà il popolo ad avere l’ultima parola. Il referendum promosso dal Comitato Stop ai tagli è infatti riuscito: 10mila le firme raccolte attualmente. Ma nel frattempo, sono arrivati anche 80 milioni dalla Banca Nazionale. “Secondo noi sarebbe un segnale importante se quei partiti che in Gran Consiglio hanno appoggiato questo taglio facessero dietro-front, magari con un’iniziativa parlamentare urgente, e lo rimuovessero”, afferma la copresidente del Partito socialista Laura Riget. “In caso contrario noi, come detto, abbiamo raccolto le firme e siamo pronti ad andare al voto. La popolazione non ce la fa più e chiede alla politica di agire con urgenza per arginare l’esplosione dei premi di cassa malati”.

“300 milioni? Una cifra che mostra l’enormità del problema”

E sono due le ricette sul tavolo della Gestione su cui i ticinesi dovranno, presto o tardi, anche esprimersi. L’iniziativa della Lega per dedurre integralmente i premi, dal costo di circa 100 milioni, e quella socialista per limitarli al 10% del reddito disponibile. Una proposta che, ha spiegato il Governo dati alla mano, costa ben 300 milioni…“È una cifra importante che mostra l’enormità del problema: negli ultimi tre anni i premi sono aumentati tre volte del 10% e sempre più famiglie fanno fatica”, commenta Riget. “Questa iniziativa comporta un costo importante perché il problema è enorme. Con la nostra proposta, il 50% della popolazione riceverebbe un aiuto supplementare o un nuovo aiuto, qualora non lo percepisse ancora”.

La proposta

Dalla missiva inviata dal Consiglio di Stato emergono infatti anche altri dati interessanti. Senza considerare i sussidi, il 50% delle economie domestiche ha un premio che supera il 13,4% del reddito disponibile. Considerando la RIPAM, la mediana scende al 10,9%. Un dato che secondo il Governo, citiamo, “conferma che l'attuale sistema, già molto sociale e generoso, contribuisce in maniera significativa a ridurre l'incidenza dei premi”. Se l’iniziativa fosse accolta così com’è, la spesa totale dei sussidi passerebbe da 380 a 690 milioni di franchi. Un incremento insostenibile agli occhi dell'Esecutivo. Secondo Riget, tuttavia, “bisogna uscire dalla narrazione che la nostra iniziativa costa 300 milioni, perché questi 300 milioni vengono già pagati attualmente. L’unica domanda da porsi è chi li paga: si tratterebbe di un finanziamento più solidale tramite le casse dello Stato, che verrebbero finanziate attraverso, ad esempio, le imposte progressive”.

“Aperti al compromesso”

Una posizione, quest’ultima, da sempre contrastata dal centro-destra politico, in virtù anche dei tempi bui per le finanze cantonali. “Noi siamo aperti a un compromesso. Si è parlato molto della Lega che vuole tornare a essere più sociale. Una possibilità potrebbe essere di trovare una cifra all’incirca equivalente a quanto chiede l’iniziativa della Lega a livello di deduzione fiscale dei premi, e quanto invece propone la nostra a livello di aumento dei sussidi. Un’altra ipotesi concreta per la nostra iniziativa potrebbe essere quella di non limitare i premi al 10%, bensì al 15%”. Ciò che si tradurrebbe comunque in un aiuto per circa il 20% della popolazione.

I tag di questo articolo