Mentre la votazione sull’iniziativa sul divieto di dissimulare il volto a livello nazionale si avvicina, a Locarno tiene banco la discussione sul divieto di indossare il burkini. Il Municipio ha infatti preso posizione sulla mozione presentata nell’aprile 2017 dal già consigliere comunale Aron D’Errico (Lega), in seguito ripresa dal collega Omar Caldara e cofirmatari, che chiede di introdurre il divieto sulle rive e sulle spiagge pubbliche dei fiumi Maggia e del Lago Maggiore in territorio giurisdizionale di Locarno, così come negli stabilimenti balneari del comune.
La questione non rientra nelle competenze del Comune
Per l’Esecutivo il costume da bagno indossato da donne di religione islamica, che copre tutto il corpo ed è legato a un’idea di pudore, permette loro di sentirsi “più libere di andare in spiaggia, cosa che altrimenti non farebbero o non potrebbero fare”. Inoltre, indipendentemente dalla fondatezza delle preccupazioni sollevate dai mozionati, che ritengono il burkini un indumento “ideologico, fondamentalista, retrogrado e barbaro, che è incompatibile con i valori fondamentali della Svizzera”, il Municipio precisa che all’ente comunale competono soltanto funzioni di polizia locale sulla base di disposizioni di leggi cantonali di polizia e ordine pubblico. Inoltre a livello cantonale si è già legiferato per quanto riguarda la dissimulazione del volto negli spazi pubblici, “ciò che è altra cosa che l’indossare un indumento come nel presente caso”. “Non rappresentando con tutta evidenza un problema di ordine pubblico, un divieto dell’indumento burkini non rientra e non rientrerebbe anche in futuro nelle competenze del Comune di Locarno”, precisa il Municipio.
La libertà va garantita a ogni cittadino
“Dubitiamo d’altra parte che una simile regolamentazione, da adottare a livello cantonale, potrebbe essere conforme alle nostre costituzioni federale e cantonale, nella misura in cui un tale divieto non prevarrebbe, tra l’altro, sul diritto costituzionale alla libertà che dev’essere garantita ad ogni cittadino”, prosegue l’Esecutivo. Quest’ultimo inoltre dubita che possa prevalere un interesse pubblico e stenta “a ravvisarne uno” rispetto alla libertà che deve essere garantita ad ogni persona di poter scegliere l’abbigliamento che più le aggrada. Per il Municipio inoltre un divieto come quello richiesto dai mozionanti “potrebbe anche non portare ad alcun miglioramento per quanto riguarda l’ordine e la sicurezza ma piuttosto alimentare delle intolleranze e discriminazioni legate soltanto a chi non si conforma a vestirsi come la maggioranza della nostra popolazione”.
Il problema non si risolve con un divieto
“Se la preoccupazione dei mozionanti è effettivamente quella di combattere la sottomissione della donna, a volte costretta anche a vestirsi in un certo modo, la problematica non può essere risolta alla radice con un divieto di indossare uno specifico tipo di indumento”, ritiene il Municipio. “Non dimentichiamoci che ci sono donne, non sottomesse a nessuno, che preferiscono indossare degli indumenti meno succinti di quelli che la nostra società occidentale veicola come più adatti per andare in spiaggia”.
La decisione spetta ora al Consiglio comunale
Fatte queste premesse, il Municipio consiglia di non accogliere la mozione. In commissione della legislazione, ricordiamo, erano sfociati due rapporti: uno di maggioranza, a sostegno della mozione, e uno di minoranza, che considera la proposta inattuabile dal profilo giuridico visto che le rive dei laghi e fiumi appartengono al demanio pubblico. Ora la palla passa al Consiglio comunale.
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