Usa
Mamdani nuovo sindaco di New York, Friedman: "Ci attendono i fuochi d'artificio"
Redazione
un giorno fa
Il giornalista statunitense analizza il futuro della politica americana alla luce dell'elezione del giovane candidato democratico nella "Grande Mela". "Nei prossimi mesi ci aspetta un teatrino, con New York da una parte e Trump dall'altra".

“Un populista di estrema sinistra, un radicale che ha promesso appartamenti e trasporti pubblici gratis e patrimoniali pesanti sui ricchi”. Così il giornalista Alan Friedman, ospite a Ticinonews, ha definito Zohran Mamdani, 34enne neosindaco di New York che ha trionfato alle elezioni con un programma per rendere la “Grande Mela” più abbordabile. Ancora più importanti della vittoria di Mamdani sono però, secondo Friedman, i successi colti dai democratici in Stati quali New Jersey, Virigina e Pennsylvania. “Questi risultati, un anno prima del voto sul Congresso, rappresentano uno schiaffo per il presidente Donald Trump”, spiega.

Spaccatura tra i democratici

Malgrado il successo alle urne, occorre precisare che “i democratici non sono uniti e Mamdani non li rappresenta. Lui, come detto, è un radicale estremista, mentre altri che hanno vinto sono più moderati”, prosegue Friedman. L’America, quindi, “è spaccata in due, ma lo è anche il partito democratico”. Mamdani, inoltre, rischia di diventare "una sorta di ‘punching ball’ per Trump, poiché non ha esperienza amministrativa e molte sue idee non sono praticabili”. Il tycoon “lo userà per dire: ‘guardate, la sinistra radicale domina il partito democratico’. E in America la sinistra radicale non è eleggibile a livello nazionale”.

"Ci attende un teatrino della politica americana"

La domanda che tutti si pongono adesso è cosa dovremo aspettarci dal nuovo sindaco. "A New York avremo fuochi d’artificio, con Mamdani che provoca Trump e Trump che afferma di voler mandare l'esercito in città per operare una deportazione". Inoltre, "il presidente statunitense ha già minacciato di tagliare 10 miliardi di aiuti federali per New York. Ci attende insomma un teatrino della politica americana nei prossimi mesi, con la 'Grande Mela' da una parte e il tycoon dall'altra. Ma, ripeto, ad essere importante sarà l'esito del voto tra un anno, a novembre”, conclude Friedman.