La frase incriminata è la seguente: Il Municipio di Bellinzona “usa in modo abusivo i soldi pubblici per azioni temerarie di intimidazione di stampo mafioso”. Parole pronunciate dal consigliere comunale MPS Matteo Pronzini durante la seduta del 21 settembre 2021 e per cui oggi è comparso di fronte alla Pretura penale di Bellinzona per rispondere all’accusa di ingiuria “per aver offeso l’onore dei membri del Municipio”. Un dibattimento che vede la partecipazione di amici e compagni politici, presenti da subito con striscione alla mano e una richiesta: “Solidarietà per Matteo”.
Pronzini: "I veri offesi dovrebbero essere le giornaliste e i familiari"
Subito dopo la sentenza abbiamo raccolto la dichiarazione di Pronzini, il quale ho voluto sottolineare che “fare opposizione come fa l’MPS è sempre più difficile in questo Paese. È stato un tentativo di impedire di dire le cose che danno fastidio ai potenti. Sono però molto contento di essere stato prosciolto e credo che, a caldo, siano due le riflessioni da fare: la prima è che è stata ribadita l’importanza della libertà di stampa. Infatti, la frase incriminata era legata a una nostra denuncia sul fatto che il Municipio di Bellinzona continuasse a voler bloccare dei servizi giornalistici. La seconda cosa riguarda il fatto che in questa sentenza, in un modo o nell’altro, il pensiero va a tutte le vittime e ai famigliari legati ai decessi di Sementina. Il Municipio ha sempre tentato di non considerare queste persone e di non riconoscere il loro dolore, quindi credo la sentenza di oggi vada anche a loro”. La giudice ha riconosciuto il contesto politico in cui sono state pronunciate le sue parole e ha anche detto che effettivamente alcune affermazioni – quelle legate alla mafia – erano infelici. Parole che ripeterebbe nuovamente? “Io non ho difficoltà a dire quello che ho detto durante tutto il procedimento. La mia era una critica politica forte nei confronti del Municipio, e non nei confronti dei singoli che lo compongono. D’altra parte, ancora oggi non sappiamo chi ha votato queste decisioni di ricorrere fino al Tribunale federale, tra l’altro tutti cassati. E questo perché il Municipio non ha mai voluto dirlo. Quindi io non ho alcun problema nel ribadire che si trattava di discussioni politiche e che da parte mia non ho mai avuto intenzione di offendere nessuno con queste affermazioni. D’altro canto, però, sarebbe meglio guardare l’aspetto di contenuto e non fare gli offesi, tanto più che in questa situazione gli offesi dovevano essere le giornaliste – che tra l’altro hanno pure vinto dei premi – e i familiari delle vittime”.
Il caso
La frase per cui il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha formulato un decreto d’accusa si riferisce a quanto avvenuto durante la prima ondata pandemica, quando il Bellinzonese e forse il Ticino tutto furono sconvolti dalle numerosi morti per Covid avvenute alla Casa per anziani di Sementina. Fatti per cui era stato anche aperto un procedimento penale e raccontati dalla RSI in servizi d’approfondimento. Proprio contro quei servizi il Municipio ricorse fino al Tribunale federale. Di qui le accuse di Pronzini, difeso dall’avvocato Luca Allidi. Per l’imputato, come ribadito anche a inizio dibattimento, è in gioco la libertà di stampa. Rincalzato dalla giudice Orsetta Bernasconi Matti, il politico ha argomentato le sue esternazioni: “I termini abusivo e intimidatorio si riferivano al fatto che l’autorità ha tentato con tutti i mezzi, anche con soldi pubblici, di zittire la stampa. Il riferimento alla mafia? Un esempio di un modo per fare pressione”.
"Pretendiamo delle scuse"
Vano il tentativo a inizio dibattimento di una conciliazione tra le parti. “Pretendiamo delle scuse”, la richiesta di Andrea Bersani, legale del Municipio (accusatore privato). “Quanto proferito non deve avere rilevanza penale”, la risposta di Allidi.
La richiesta dell'accusa
“Matteo Pronzini ha prodotto uno slogan: libertà per la stampa. Ma non siamo qui per questo. Non ci si può nascondere dentro il contenitore politico per giustificare tutto”, ha esordito il procuratore pubblico Roberto Ruggeri, per cui oggi “ci troviamo in aula a discutere di violenza verbale”. “Ricorrendo, l’Esecutivo, ha detto durante la sua requisitoria, non ha fatto altro che far valere i propri diritti”. Ruggeri ha poi ricordato che l’agire del Municipio era stato oggetto di più interpellanze. “Nessuno ha però mai usato espressioni simili per di più durante una seduta pubblica, ritenute lesive e offensive da tutti i membri del Municipio”. Secondo Ruggeri è ora inutile giustificarsi dietro all’esempio o all’impulsività. “Qui è in gioco la dignità umana”, e a detta del PP i modi di Pronzini sono “disprezzanti”, le sue frasi volutamente “ad effetto”. Attivo in politica da trent’anni “non poteva non comprendere il peso delle sue parole”. “Indicare un politico come mafioso significa intaccare la sua dignità di essere umano, infondere il dubbio sulla sua onestà”, ha continuato, portando a titolo di esempio alcune sentenze del Tribunale federale. “Al lettore medio i municipali sono apparsi come disonesti, spregevoli e disprezzanti”. Per tutto questo Ruggeri chiede una pena pecuniaria sospesa di 20 aliquote giornaliere da 200 franchi e ad una multa di 200 franchi.
Oltre il consueto scontro politico
“Quella sera si è andati oltre il consueto scontro politico”, ha rincarato il legale Andrea Bersani, smontando anche la questione dei soldi pubblici. “Non è stato pagato nessun avvocato per quei ricorsi ed è impossibile che Pronzini non lo sapesse”, ha spiegato. “Lui voleva solo la frase ad effetto e colpire duro”. Per questo Bersani chiede la conferma del decreto d’accusa con l’aggiunta dei reati di diffamazione e calunnia.
La posizione della difesa
“Le esternazioni di Pronzini si riferivano solo ai municipali che hanno votato a favore del ricorso, ma non sappiamo chi fossero”, ha innanzitutto replicato l’avvocato difensore Allidi. “Si può essere accusati di ingiuria contro ignoti? Decisamente no, già solo per questo il mio assistito dovrebbe essere prosciolto”, ha continuato, proseguendo la sua arringa ricordando il dolore causato in quel periodo dalle morti in casa anziani. “Anche il consigliere comunale UDC Tuto Rossi accusò il Municipio di atteggiamento vergognoso e, soprattutto, omertoso, termine che richiama alla malavita”, ha poi puntualizzato. “Coinvolto anche personalmente, a Pronzini a un certo punto è scappata la frizione”, ha riconosciuto. “Tuttavia, l’esternazione deve essere valutata nell’intero contesto, non per le singole parole”. Per Allidi la questione è politica e si lega a un dibattito pubblico acceso. “Come esponente vivace dell’opposizione Pronzini è fondamentale per la democrazia. Quella sera è stato sì pungente, ma punirlo penalmente sarebbe giuridicamente sbagliato e deleterio per la democrazia”, ha concluso.
Pronzini: "Non ho offeso nessuno personalmente"
L’ultima parola a Matteo Pronzini: “La mia è stata una critica al Municipio in quanto autorità politica. Non ritengo di aver offeso nessuno personalmente, non è mai stata mia intenzione. Se qualcuno si è sentito offeso mi dispiace sinceramente”.
La sentenza
Nel suo intervento, ha dichiarato la giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti, Pronzini ha spiegato che la sua critica era rivolta a tutti i municipali. "Quanto affermato è stato un intervento orale, quasi a caldo, in risposta a quanto appreso due giorni prima dalla stampa: voler ricorrere contro due approfondimenti RSI”. “È evidente che il suo intervento si riferisce a un quadro prettamente politico e le sue esternazioni vanno contestualizzate: erano una critica all’agire politico”. Utilizzare l’espressione “di stampo mafioso”, ha riconosciuto la giudice, è certamente una connotazione iperbolica e, va detto, inopportuna. Pronzini va comunque prosciolto.