
Oggi a Bellinzona davanti al Governo qui a Palazzo delle Orsoline si sono fatti sentire gli insegnanti di numerose sedi scolastiche. Oggi 20 dicembre, data simbolica, perché è uno dei due giorni che sono stati “concessi” ai professionisti dell’insegnamento quali giorni di vacanza per il mancato riconoscimento del carovita per l’anno 2024. (Questo, ricordiamo, insieme al versamento di 400 franchi una tantum). Qualcosa che i docenti ritengono inaccettabile e allarmante, e per questo hanno anche consegnato una lettera sottoscritta da circa 1500 insegnanti. “Le ragioni del disappunto sono di due ordini. Da una parte c’è il fatto che queste due giornate sono una forma di compensazione del mancato riconoscimento del rincaro”, ci spiega Alessandro Frigeri, co-presidente del Movimento della Scuola. “Ma questo di traduce in una riduzione del potere d’acquisto degli insegnanti nonché l’ennesimo tassello di una lunga serie di provvedimenti che va nella direzione di peggiorare le condizioni salariali e di lavoro dei docenti, rendendo meno attrattiva la professione di insegnante”. Dall’altra parte il diritto alla scuola “viene leso di fronte alla scelta di chiudere le scuole per due giorni per ragioni squisitamente contabili e finanziarie”.
“Una situazione migliore di quello che si vuol far credere”
Protesta al quale ha preso parte anche ErreDiPi, che ha sottolineato in primis che la situazione delle finanze cantonali non è così da incubo come viene ritratta. “Se rapportiamo il PIL a 100mila franchi, il debito consolidato è meno di 8mila. Quindi non c’è nulla di drammatico, ma quello delle ‘vacche magre’ è diventato un mantra difficile da eliminare dalla testa delle persone”, ci spiega il portavoce Enrico Quaresimini. “Inoltre, come ErreDiPi abbiamo voluto mettere il naso oltre Gottardo per vedere cosa succede altrove. E abbiamo notato che ci sono tanti Cantoni che fanno fatica a far quadrare i conti, ma l’unico che non riconosce il rincaro è il Ticino. In due anni cumulativi riconosce solo lo 0,50%”. Per questi motivi, con slogan e canzoni create anche con gli allievi, i docenti hanno oggi fatto sentire la loro voce.
Protesta al contrario al LiLu1
E la protesta si è declinata in modo diverso in più sedi scolastiche. Ticinonews è andato a raccogliere le voci di docenti e allievi del Liceo Lugano 1, che questa mattina ha deciso di restare aperto. “Non è possibile che il Cantone ci tolga due giorni di scuola, che per noi sono importanti”, lamenta Matilde Peduzzi, studentessa. "Stiamo terminando l’anno e abbiamo molte cose da fare, e non è possibile che per un capriccio economico ci tolgano due giorni di istruzione”. Diversi studenti del Liceo Lugano 1 erano infatti a fianco dei loro docenti in questa simbolica giornata di protesta. Un venerdì supplementare di vacanza che in molti alunni hanno deciso di sacrificare venendo in aula. “Questi ragazzi e queste ragazze hanno capito che la decisione di chiudere le scuole è stata presa senza sentire la loro voce, una decisione scesa dall’alto dove nessuno ha pensato di interpellare i protagonisti. E non siamo noi docenti, bensì i ragazzi. Noi siamo solo al loro servizio”, conferma Massimo Gezzi, docente presso l’istituto.
"Un regalo avvelenato"
Questo “sciopero al contrario” nella sede di Lugano 1 è durato mezza giornata. Al posto delle lezioni, docenti e allievi hanno seguito delle attività speciali. “Abbiamo raccolto i suggerimenti degli studenti”, prosegue Gezzi. “C’è chi ha proposto la crisi climatica, chi il ruolo della neutralità svizzera e chi le meraviglie della scienza. Io ho proposto un’attività di scrittura poetica, che non si fa molto a scuola”. Una giornata di scuola facoltativa e diversa dal solito, ma che questi docenti avrebbero volentieri evitato. “Quello che ci è stato dato in mancanza del rincaro è un regalo avvelenato, perché priviamo gli studenti di due giorni di formazione che è un diritto dato dallo Stato”. C’è inoltre da dire che i rincari non sono una garanzia per tutti, non c’è quindi il rischio di risultare eccessivi con le vostre richieste? “Penso che se si guardano le statistiche è evidente che il rincaro è solo l’ultima di una serie di misure che riducono l’attrattività del docente da ormai 20 anni. È quindi una goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Per il 2025, il carovita ai dipendenti dello Stato sarà sì riconosciuto, ma solo parzialmente.