Il fuoco incrociato tra Igor Righini e Alberto Siccardi non accenna a placarsi. Il botta e risposta sfocia in una nuova puntata, col presidente del PS Ticino che ha diffuso quest'oggi un'ampia presa di posizione critica nei confronti del patron della Medacta e anche di Stefano Modenini, direttore di AITI.
Il socialista, nella missiva odierna afferma di "preferire i dati alle sterili polemiche" e invita a firmare i referendum contro lo smantellamento dello Stato sociale: "Quando degli esponenti dell’industria e dell’economia esprimono pareri che sollevano questioni come la formazione o il salario dei Ticinesi, il Partito Socialista non solo ha il diritto, ma soprattutto il dovere di discuterli seriamente alla luce dei dati disponibili."
All’affermazione di una presunta formazione insufficiente dei Ticinesi, il Partito Socialista risponde "sulla base di dati attendibili, come quelli pubblicati dall'Ufficio federale di statistica, che conferma il buon livello di formazione dei Ticinesi: "Il Ticino è il quinto miglior cantone nell’ambito degli studi superiori, con un tasso di diplomati del 28,6%. La percentuale di diplomati universitari ticinesi è del 17,3%: fa meglio solo Ginevra (18,4%), mentre la media svizzera è del 14,2%. In più l’UST dimostra come in Ticino la difficoltà di assunzione di manodopera qualificata (15,4%) sia molto minore che nel resto della Svizzera (29%)."
"La difficoltà delle assunzioni delle aziende che assumono molti frontialieri è causata dalla formazione o dai salari che offrono?" provoca Righini, sottolineando che la maggior parte delle aziende assumono residenti e formano il personale che necessitano attraverso il tirocinio. (...) Il patron della Medacta SA secondo Righini indica il problema, ma non lo spiega: "La sua azienda dice non riesce ad assumere 'né bioingegneri né biologi che abbiano studiato in Svizzera' e aggiunge che "forse vanno tutti, o quasi, fuori Cantone". Questo è il nocciolo della questione: i diplomati ticinesi preferiscono opportunità professionali più attrattive Oltregottardo, anche dal punto di vista salariale. La realtà dei salari in Ticino, malgrado il tentativo di Stefano Modenini, direttore dell’AITI – Associazione delle industrie ticinesi, di dipingerla più rosea di quello che è, non è affatto soddisfacente."
Indice delle difficoltà sarebbe "il salario mediano ticinese (5'400 franchi lordi), che malgrado una crescita registrata in tutta la Svizzera, resta il più basso della Confederazione: è inferiore di 1'000 franchi al salario mediano svizzero. Rispetto all’anno precedente, la differenza col migliore salario mediano, quello di Zurigo (6810 franchi), si è accentuata dell 1,5%. I salari dei differenti settori in Ticino sono inferiori del 15-20% al resto della Svizzera. È dunque facile capire perché i diplomati ticinesi «vanno tutti, o quasi, fuori Cantone."
"Per attrarre nel nostro Cantone ticinesi che hanno conseguito un diploma in Svizzera, su cui il Cantone investe importanti somme, è imperativo agire soprattutto sui salari d’entrata nelle aziende" sostiene il presidente del PS, che lancia una staffilata a Stefano Modenini e Alberto Siccardi, che "sembra vogliano ignorare il documento «Il salario mediano non è più di moda», pubblicato nel gennaio del 2015 dall’Ufficio cantonale di statistica. Questo documento afferma che alcuni indicatori, tra cui il salario mediano, potrebbero fare pensare che «non stiamo poi così male; ma nonostate ciò, dall’altra parte,i salari più bassi diventano sempre più bassi e, conseguentemente, le inuguaglianze aumentano."
Se risulta difficile comparare tra nord e sud delle Alpi sulla base "dell’impalpabile valore salariale mediano", a preoccupare in casa PS sono i bassi salari: "Dei salari da 3'000 o da 3'500 franchi lordi al mese per i diplomati, come quelli offerti dalla Medacta SA, sono posti ai limiti del minimo vitale e permettono difficilmente a dei giovani adulti di vivere degnamente senza l’aiuto dello Stato: soprattutto se hanno dei figli a carico. Bastano dei tagli alle prestazioni sociali, come quelli previsti dalla «manovra di rientro», per spingere chi riceve questi miseri salari nella più dura precarietà."
Righini conclude quindi la sua presa di posizione combattiva contro "la povertà generata da simili salari: perciò sostiene i referendum che si oppongono allo smantellamento dello Stato sociale e invita la popolazione ticinese a firmarli."
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