![“Modigliani? Si sapeva che erano dei falsi…”](https://dexter-cdn01.gruppocdt.ch/ticinonews/stories/historical/960x640/c4eefc2a-8e55-4088-865a-6e464aa94d03.jpg)
Che tra i quadri di Modigliani esposti a Palazzo Ducale a Genova ci fossero anche dei falsi era cosa nota negli ambienti dell’arte. Lo afferma Jean Olaniszyn, che per anni si è occupato degli archivi dell’artista italiano, partecipando all’organizzazione di diverse mostre, tra cui quella presso la Biblioteca cantonale di Lugano (2006/2007) e quella presso il Museo Statale delle Belle Arti “Pushkin” di Mosca (2007).
“Si, si sapeva. Già anni fa, quando mi sono occupato degli archivi, ho denunciato la presenza di diversi falsi" racconta l'attuale direttore artistico del Rivellino di Locarno. "Se non fanno parte del catalogo ragionato di Ambrogio Ceroni, c’è il rischio di incappare in qualche opera non autentica. È una problematica che va avanti da anni”.
L’inchiesta aperta dalla procura di Genova è partita da Marc Restellini, esperto di Modigliani, e Carlo Pepi, fondatore dell’istituto Casa Natale Modigliani. A finire nel registro degli indagati con l’accusa di falso di opere d’arte e ricettazione anche Rudy Chiappini, direttore dei Servizi culturali di Locarno e curatore della mostra. Ora è arrivata la conferma della storica dell’arte Mariastella Margozzi, che nella sua relazione indica tre opere della mostra come false, mentre altre 9 sono ritenute molto dubbie.
“Le opere sono state esposte anche in altre mostre e pubblicate nei relativi cataloghi" prosegue Olaniszyn. "Opere che sono state certificate da Christian Parisot, che è già stato citato in giudizio per documenti e opere false. Proprio per questo motivo ho dato le mie dimissioni qualche anno fa dagli Archivi di Amedeo Modigliani. Non potevo partecipare a questa messinscena. E probabilmente neanche gli specialisti dell'artista Pepi e Stellini che hanno fatto partire la denuncia”.
Ma ora Chiappini rischia qualcosa? “Dal punto di vista legale non credo. Ha esposto opere che già sono comparse in altre mostre. Ci si potrebbe chiedere perché non è stata fatta prima la denuncia. Di certo la questione solleva importanti interrogativi nel mondo dell’arte. È un campo minato. Va fatto un grande lavoro di chiarezza”.
Anni fa c’è pure stata la volontà di portare gli Archivi di Amedeo Modigliani in Ticino. Ma poi il progetto è naufragato. Cosa è successo?“Avevamo individuato un’appropriata sede a Minusio dove trasferire gli archivi, con l’approvazione dell’allora tenutario legale. Ma abbiamo riscontrato una serie di ostacoli di natura finanziaria e logistica. Si trattava di mettere 2 milioni sul tavolo. Da parte nostra avevamo un determinato budget, ma che non era abbastanza per coprire le spese. Così abbiamo tentato di creare un pool tra comuni, Cantone e privati. Ma il progetto non andò mai in porto. È mancata la sensibilità politica".
“Con qualche aiuto da parte delle autorità ticinesi” prosegue Olaniszyn, “avremmo potuto portare gli archivi in Ticino, con un evidente riscontro internazionale, sia culturale che turistico, per non parlare dell’indotto economico che avrebbe generato per tutta la regione. Si parla di un archivio di circa 6000 reperti, tra documenti, opere e fotografie. Peccato che il Ticino si è lasciato sfuggire un’opportunità del genere”.
"Ora si sta cercando di organizzare il centesimo anniversario dalla morte di Amedeo Modigliani (1920-2020) e si sta scatenando una vera e propria guerra tra gli esperti su dove allestirla" sottolinea Olaniszyn. Tra le opzioni c’è anche il Ticino? “Non penso proprio” conclude.
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