Mai così tanti astensionisti dal 1921. È uno dei dati che emerge dallo studio dell’Osservatorio politico di Losanna sulle elezioni cantonali dell’aprile 2019, presentato questa mattina a Bellinzona ed elaborato da Andrea Pilotti e Oscar Mazzoleni. A non partecipare al voto sono state soprattutto persone insoddisfatte della propria situazione economica. Registrato anche il più elevato tasso di schede senza intestazione. Tutti aspetti importanti da considerare anche in vista delle prossime scadenze elettorali.
Lo studio
L’indagine è stata realizzata nelle settimane successive le elezioni cantonali del 7 aprile 2019 tramite un questionario postale rivolto alle cittadine e ai cittadini ticinesi con diritto di voto. Il campione ha compreso 1427 cittadini ed è rappresentativo per sesso, età, partecipazione e scelta di voto.
Il primo partito senza partito più importante: gli astensionisti
Uno degli aspetti più importanti emersi dallo studio è il crescente astensionismo: la partecipazione elettorale è stata del 59,3%, ossia il 40,7% di astenuti. È una quota di entità maggiore a qualunque partito che si è presentato alle elezioni dell’aprile 2019. Rispetto al 2015, la quota è aumentata di 3 punti percentuali ed è la più alta dalle elezioni cantonali del 1921. Neanche il voto per corrispondenza agevolato, usato dal 90% dei votanti, ha frenato questa tendenza.
Il profilo dell’astensionista
Ma chi sono gli astensionisti? Secondo il profilo tracciato dai ricercatori, si tratta soprattutto di cittadine e cittadini giovani, dai 18 ai 30 anni, con un apprendistato o in formazione, che esercitano un lavoro dipendente (impiegato/a, operaio/a), persone poco o per nulla soddisfatte della propria situazione economica, poco o per nulla interessate alla politica e persone che ritenevano di conoscere poco o per nulla i candidati e i partiti.
L’astensionismo modifica gli equilibri politici
Lo studio evidenzia inoltre che l’aumento dell’astensionismo non ha colpito tutti gli schieramenti politici allo stesso modo: rispetto al 2015 sono cresciuti gli astensionisti che si collocano a destra e che avevano votato Lega.
Il secondo partito senza partito più importante: la scheda senza intestazione
All’aumento dell’astensionismo si affianca, fra i votanti, il tasso più elevato della scheda senza intestazione di partito (SSI) da quando è stata introdotta per le elezioni cantonali nel 2007 (pari al 19,7%). In termini di schede, l’uso della SSI appare come il secondo “partito” dopo quello dell’astensionismo. Interessante notare che il profilo di chi ha usato la scheda senza intestazione appare vicino a quello dell’astensionista: a privilegiare la scelta della SSI sono soprattutto coloro che dimostrano scarso interesse nella politica cantonale e poca familiarità con i temi politici, chi esprime un giudizio negativo sulla situazione economica del Ticino, chi non si situa sulla scala sinistra-destra, chi dichiara di avere scarsa fiducia nei partiti politici.
Le tendenze degli ultimi anni
Lo studio evidenzia infine tre tendenze che si delineano nel corso degli ultimi 12 anni e che si sono rafforzate durante l’ultima tornata elettorale. La cosiddetta scheda “secca”, ossia la scheda intestata senza voti preferenziali, rimane una pratica molto minoritaria, anche se si osserva un leggero aumento nelle ultime tornate (dal 5,8% nel 2007 al 7,9% nel 2019). La seconda tendenza riguarda la diminuzione della percentuale di schede intestate con voti preferenziali. Tra di esse si nota soprattutto una diminuzione delle schede con sole preferenze interne (dal 26,7 nel 2007 al 19,1% nel 2019), ma anche un leggero aumento delle schede con sole preferenze esterne o miste. La terza, come detto, riguarda l’aumento di quota di schede senza intestazione, mai così elevata dalla sua introduzione nel 2007.
Cosa riserva il futuro
Visti i risultati dello studio, i ricercatori mettono in guardia sulle prossime elezioni: c’è da aspettarsi che anche nel 2023 l’astensionismo continui a crescere e a influenzare i risultati elettorali, ritiene Oscar Mazzoleni, intervenuto nel Tg di Ticinonews. “Ci sono fenomeni strutturali”, sottolinea Mazzoleni, riferendosi al profilo degli astensionisti. “Sono giovani, con formazione medio-bassa, che sono insoddisfatti per la situazione economica. Inoltre reputano di avere poco interesse per la politica. Sono fattori che hanno una capacità di durata. Non dobbiamo quindi stupirci se nel 2023 ci sarà un astensionimo come quello del 2019 o addirittura maggiore. La pandemia inoltre non necessariamente favorisce la mobilitazione dei partiti e quindi dell’elettorato”.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata