
In questi giorni, entrare nella chiesa del Sacro Cuore a Bellinzona è come fare un viaggio a Greccio, nel Lazio, dove la tradizione vuole che la notte di Natale di 800 anni fa, San Francesco abbia realizzato il primo presepe della storia. Un avvenimento celebrato nella rappresentazione principale del percorso dei presepi nella chiesa, diventato un appuntamento fisso del Natale bellinzonese. “Nel 1223, Francesco d’Assisi volle celebrare la notte di Natale, far dire una messa a Greccio e rappresentare la povertà della nascita del Bambino”, spiega a Ticinonews il responsabile del percorso Walter Gianotti. “Chiese quindi al castellano di Greccio, suo amico fedele, di realizzare una raffigurazione con la presenza di un bue, un asinello e una mangiatoia. E noi abbiamo voluto proporre quel presepe com’era: senza Maria e Giuseppe, come descritto dal biografo di Francesco, Tommaso da Celano, ma con la centralità di quella povertà, attorniata dalle costruzioni caratteristiche della Greccio odierna”.
Un lungo lavoro di preparazione
Così, il borgo laziale di Greccio rivive all’interno della chiesa del Sacro Cuore. Dettagli finemente curati per celebrare la prima rappresentazione della Natività, messa in scena con personaggi viventi la notte di Natale del 1223. “La progettazione è iniziata nel mese di maggio. Ci abbiamo lavorato tutta l’estate e il resto è stato poi montato a partire da novembre”, prosegue Gianotti. “Ci hanno messo le mani almeno undici persone”.
Messaggi su cui meditare
Il presepe di cui ci parla Gianotti celebra non solo l’anniversario del 1223, ma anche la maggiore età del percorso di presepi, giunto quest’anno alla 18esima edizione. Una piccola tradizione bellinzonese nata proprio a Greccio per idea di padre Callisto Caldelari, e che viene ancora accolta nella chiesa conventuale. “Si tratta di un percorso perché ad ogni presepio viene abbinato un messaggio”, precisa Gianotti. “Scegliamo sempre un tema diverso, quest’anno ad esempio una preghiera attribuita a San Francesco, lo spezzettiamo e vicino ad ogni rappresentazione posizioniamo una frase. Così, le persone possono meditare su quel pensiero”.
Si guarda anche all’attualità
Il percorso si snoda all’interno della chiesa. L’inizio porta subito nell’attualità più tragica, e ricorda il messaggio di pace di questa festa. “I nostri presepisti hanno voluto inserire la frase ‘dove è odio, fa ch’io porti Amore’, all’interno di macerie che raffigurano le guerre in corso”, spiega Gianotti.
Il presepe “interattivo”
Chiude il percorso il presepe interattivo, diventato esso stesso negli anni una tradizione all'interno della tradizione del percorso. Questo presepe deve essere completato, posando collettivamente singoli pezzi che, poco alla volta, andranno a terminare una scena già iniziata da qualcuno. Quest’anno, gli autori della "traccia" che i visitatori sono chiamati a completare sono i ragazzi della catechesi di prima media.