Ticino
"No burqa? No soldi!"
Redazione
12 anni fa
A Lugano si vedono in giro molti turisti arabi. Le donne hanno il viso coperto. Ma se passasse l'iniziativa "anti-burqa"?

In questi giorni, per le vie del centro di Lugano, si sono notati, come spesso accade, diversi clienti presumibilmente arabi, o comunque legati al mondo islamico. Questa supposizione deriva dal fatto che diverse donne indossavano uno dei loro vestiti tradizionali, il niqab, ovvero una lunga veste nera dalla quale l’unica parte del corpo visibile sono gli occhi. Non è la prima volta che questo accade anche in altre città della Svizzera, come ad esempio a Ginevra. Questo in concomitanza con la fine del Ramadan, il mese di digiuno diurno imposto dai precetti islamici. Clienti facoltosi quindi, che anche in passato non hanno mancato di far felici alberghi e boutique di Lugano. Difficile capire quanto spendano in questi luoghi. La discrezione dei grandi marchi impone spesso ai dipendenti delle boutique di lusso di non rilasciare informazioni su quanto spendono i loro clienti. In ogni caso, basandoci anche su quanto trapelato in passato, questa clientela è sempre la benvenuta. Ma fino a quando? Già, perché potrebbe accadere che in Ticino le donne che vestono niqab, burqa o qualsiasi altro indumento che “dissimuli” il viso potrebbe essere vietato. È sempre pendente l’iniziativa denominata per comodità “anti-burqa”, proposta da Giorgio Ghiringhelli. Lo scopo è quello di inserire un articolo costituzionale che vieti qualsiasi indumento che impedisca il riconoscimento di una persona. Se l’iniziativa dovesse passare le turiste facoltose che spendono fior di soldoni in Ticino dovrebbero fare una scelta: togliere il loro abito tradizionale e mostrare il viso. Oppure scegliersi un’altra città o Cantone dove la loro presenza con il viso coperto sarà tollerata. Con conseguente perdita di incassi nel nostro già boccheggiante cantone. Cosa ne pensa Giorgio Ghiringhelli di questo aspetto della sua iniziativa? Il "Ghiro" ci risponde in maniera molto articolata. Riportiamo i passi salienti della sua risposta, la quale, nella sua versione integrale, è disponibile nel file allegato. Vediamo quindi, in sintesi, cosa dice Ghiringhelli: “Semplice: la legge è uguale per tutti, comprese le turiste – dice il Ghiro – Non si vendono i principi per un pugno di dollari”. E aggiunge, tra l’altro: “Qualora il divieto del burqa /niqab passasse, le turiste musulmane saranno sempre le benvenute ma alla condizione che si adeguino alle nostre leggi , così come i turisti svizzeri quando vanno nei loro Paesi devono adeguarsi alle loro leggi”. Insomma a Ghiringhelli non interessa se un determinato modo di vestirsi fa parte della tradizione di un paese, così come un determinato modo di mostrare le donne seminude in ogni dove fa parte della “cultura” di altri. Bisogna rispettare la legge. Giustamente.Ma Ghiringhelli aggiunge anche che l’Islam “non obbliga le donne a coprirsi il viso” e che si tratta solo di “un’usanza tribale”. “Quindi – continua Ghiringhelli - le ricche donne arabe possono venire tranquillamente a far le loro vacanze a Lugano anche senza coprirsi il volto senza infrangere con ciò le regole della loro religione”. E se una donna scegliesse di sua spontanea volontà di voler mettersi velo, niqab o burqa che sia? Ghiringhelli ha la soluzione: “Se invece fossero le stesse donne a non essere d’accordo, beh, allora avrebbero bisogno semplicemente di un buon psicanalista…”. [email protected]

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