
Fumare fa male. I medici ce lo hanno ripetuto in ogni salsa e in ogni lingua. Questo fino a qualche tempo fa, quando in piena pandemia uno studio aveva suggerito che la nicotina potesse proteggere dal contagio. Uno, meglio dirlo subito, degli innumerevoli studi divulgati in questo periodo, dove anche le pubblicazioni scientifiche hanno trovato più spazio del solito sui media, arrivando così a dire tutto e il contrario di tutto. Prove che la nicotina salvi dal virus non ce ne sono e più sotto potete leggere le spiegazioni di un esperto. Ma Teleticino ha voluto vedere come fosse stata recepita questa notizia dai fumatori incontrati per le vie di Lugano.
“Il fumo non è protettivo”
Lasciando da parte i dubbi dei fumatori, però, gli esperti hanno pochi dubbi. Marco Pons, primario di pneumologia dell’Ospedale regionale di Lugano, spazza via ogni dubbio: “I fumatori hanno il doppio di possibilità di acquisire un’infezione delle vie respiratorie, che sia un rinovirus, un raffreddore, un’influenza o anche penso il coronavirus. Quindi gli studi non sono conclusivi, però non si può dire che il fumo sia protettivo”, spiega.
E lo studio francese?
“Era uscito questo studio attorno ad aprile/maggio, che poi non è stato confermato da altri. È ancora troppo presto per poter affermare questo dal profilo scientifico. Siamo in attesa dei risultati di studi che sono in corso. Però il trend dimostra che il fumo non fa bene neanche al coronavirus”.
L’Oms, invece, afferma che chi fuma rischia un decorso più grave.
“È vero, il paziente fumatore ha dei decorsi più gravi. Perché? Perché i pazienti ricoverati con problemi legati al coronavirus sono solitamente anziani ricoverati con delle polipatologie. Queste polipatologie, le malattie cardiovascolari, le malattie polmonari, brochite cronica, enfisema, vengono chiaramente favorite dal fumo, così questi pazienti hanno un decorso più difficoltoso.
Si è però detto che vi sarebbero meno fumatori tra i pazienti ricoverati.
“Si è parlato anche di questo, però le ricordo che i pazienti ricoverati con un Covid-19 sono pazienti più anziani. E quello che sappiamo è che chi fuma molto nella nostra società sono persone tra i 20 e i 60 anni e dopo l’abitudine di fumare si attenua un pochino. Credo che questa possa essere una spiegazione”.
Otto minuti l’una!
“Infine vorrei ricordare che una sigaretta accorcia la vita di 8 minuti in media. Significa che un paziente che ha fumato un pacchetto al giorno per 40 anni, invece di morire a 83/84/85 anni, muore invece dieci anni prima, o quindici”.
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