
"La sentenza del Tribunale Amministrativo del 21 febbraio scorso, che ha annullato le nomine dei due direttori della SIMS, ha suscitato grande clamore. Tuttavia, il dibattito pubblico si è concentrato quasi esclusivamente sugli aspetti formali della decisione, trascurando le questioni di fondo che questa vicenda solleva". Inizia così la lettera che il Movimento della Scuola ha scritto a Marina Carobbio, direttrice del Dipartimento dell'educazione della cultura e dello sport (Decs), proprio sulla vicenda che ha visto coinvolti Mattia Pini e Désirée Mallé, le figure che per il Consiglio di Stato avrebbero dovuto condurre la Sezione dell’insegnamento medio superiore (SIMS).
"La scelta aveva già suscitato perplessità"
Già prima della sentenza, si legge nella missiva, "la scelta dei nuovi direttori aveva suscitato perplessità tra il personale docente e i quadri scolastici del settore. Il nodo centrale della questione non riguardava tanto le persone nominate, quanto piuttosto i criteri adottati per la selezione. In particolare, ha destato sorpresa l’assegnazione di ruoli dirigenziali a figure prive di esperienza diretta nell’insegnamento medio superiore. Tale scelta appare in contrasto con la prassi consolidata, secondo cui un’esperienza specifica nel settore è un requisito essenziale per ricoprire incarichi di questa natura". Perplessità che, scrive il Movimento della Scuola, "sono legate al fatto che la decisione non è stata percepita come espressione di un coinvolgimento partecipativo del mondo delle scuole medie superiori, proprio in un momento caratterizzato da sfide importanti, come l’applicazione della riforma federale degli studi liceali e la riorganizzazione della Scuola Cantonale di Commercio".
"Sembra prevalere una logica aziendalistica"
"Paradossalmente, mentre per dirigere un istituto scolastico si richiede una specifica abilitazione professionale e un’esperienza diretta di insegnamento, questo criterio non sembra più valere per chi è chiamato a dirigere l’intero settore. Sembra prevalere una logica aziendalistica, per cui si privilegia la scelta di un amministratore o di un gestore, indipendentemente dalla sua competenza specifica nel settore educativo". Una prospettiva che preoccupa il Movimento anche perché, scrive riportando la sentenza del Tram, "nel caso specifico persino l’esperienza gestionale – richiesta dal bando di concorso – risultava carente. Sorge quindi il dubbio che l’intento della Divisione della Scuola fosse prioritariamente quello di selezionare figure allineate alle direttive pedagogiche già stabilite, riducendo il confronto e il dibattito all’interno della scuola. Da tempo, infatti, si tende a reprimere posizioni eterodosse, considerate pedagogicamente rischiose".
Le due visioni opposte
Il nodo cruciale della questione "è l’equilibrio tra due visioni opposte della scuola: una che vede il corpo docente come semplice destinatario di indicazioni imposte dall’alto e un'altra che riconosce il valore dell’esperienza degli insegnanti come risorsa fondamentale per migliorare il sistema educativo". Entrambe le prospettive, "dovrebbero coesistere, ma se la prima finisce per soffocare la seconda, il rischio di tensioni e incomprensioni tra gli insegnanti e i vertici del Dipartimento diventa concreto".
"Serve un cambio di rotta concreto"
"Non è ancora chiaro come il Consiglio di Stato intenda reagire alla sentenza del TRAM". Tuttavia, scrive infine il Movimento, "riteniamo che, alla luce delle preoccupazioni qui espresse, le dichiarazioni da lei rilasciate il 26 febbraio scorso non siano state soddisfacenti. Crediamo che su questi temi sia urgente un cambio di rotta concreto, che vada oltre le parole, anche a costo di scontentare qualcuno ai vertici del Dipartimento".