
"Affermare che l’Italia di questi tempi viva una situazione politica intricata e di difficile gestione è una banalità sotto gli occhi di tutti. In queste situazioni, è risaputo, i politici tendono a trovare qualsiasi possibile appiglio per distogliere l’attenzione dai veri problemi dando visibilità a problemi di lana caprina creati ad arte in maniera subdola e sicuramente disinformata. È stato il caso anche recentemente". Alfredo Soldati, coordinatore UDC della sezione di Losone, interviene nella polemica sul presunto "ritorno" della campagna UDC "Bala i ratt". Proprio lui che, da un fondo di magazzino, ha riesumato i calepini diventati famosi ormai in tutta Italia, con i quotidiani che titolano "Riparte la campagna d'odio" e l'europarlamentare Lara Comi che ha chiesto l'intervento del Governo italiano (vedi articoli suggeriti). A quest'ultima si è aggiunta, tra l'altro, un'ulteriore voce, quella del consigliere regionale Pd Samuele Astuti, residente a pochi chilometri dal confine, che ha pure invocato un intervento da Roma affinché "faccia sentire la propria voce presso le autorità elvetiche, a difesa degli italiani che cercano e trovano lavoro oltrefrontiera”.
Soldati spiega come si è montato ad arte il caso: "Tutto parte da un fondo di magazzino, un semplice calepino con la copertina della campagna UDC “Bala i ratt”, distribuito innocentemente dal sottoscritto (all’insaputa ovviamente della dirigenza del partito) al congresso cantonale UDC della scorsa settimana a Losone. Si pensava a un semplice gesto di attenzione nei confronti dei presenti che quella campagna se la ricordano bene, visto che aveva sollevato un polverone in Italia con echi fin sul New York Times. Un calepino che è andato a ruba soprattutto fra gli addetti alla cronaca che se lo sono portati a casa come ricordo di un tempo che fu (e che non sarà più per la buona pace di tutti!)".
"Avessi saputo prima che la cosa avrebbe fatto di nuovo scorrere fiume di bile oltrefrontiera, mi sarei probabilmente organizzato meglio" ammette Soldati. "Ma chi avrebbe pensato che una grossolana “fake news” avrebbe di nuovo alzato i toni del confronto in questo modo, in questa forma e a questi livelli istituzionali? Tanto da pretendere, lo dice la stessa Comi, un intervento del Governo italiano".
"Nel mio saluto di apertura al recente congresso" ricorda il coordinatore democentrista di Losone, "avevo proprio sollevato la questione della mala informazione, uno stile utilizzato spesso a sproposito, senza etica, ma soprattutto fatta senza i necessari approfondimenti: curioso averne ricevuto la conferma proprio a seguito di un fraintendimento. In verità la sezione cantonale dell'UDC non ha nessuna intenzione di ripresentare una campagna “vecchia” di 8 anni (anche se dai 45'000 frontalieri il numero è salito oggi a oltre 65'000!!)" assicura Soldati.
"La Comi, così come Repubblica, La Provincia di Como (che l’ha lanciata per prima), il deputato Invidia (un nome che è un programma per uno che vive a poca distanza dal confine) e il sindacalista Aureli, avrebbero potuto con un minimo approfondimento fare onore alla serietà delle cariche, o al ruolo di informazione, che rivestono per accorgersi che “Bala i ratt” rappresentava tutto fuorché il tema della prossima campagna elettorale UDC" commenta Soldati, che conclude: "Suvvia, Signori, un po’ di serietà è troppa cosa pretenderla?"
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