
“Una salita complicata e fisicamente dura, un’avventura che rimarrà per sempre nel mio cuore”. L’alpinista ticinese Filippo Sala ci riassume così la sua ultima grande impresa. Il 24 febbraio infatti, “in solitaria e autoassicurandosi” ha aperto una nuova via sulla parete nord del Pizzo San Giacomo, tra Val Bedretto e Val Bavona. Un’avventura che, racconta a Ticinonews, ricorderà per due motivi. “Il primo è per la sua salita, complicata e fisicamente impegnativa. Chi conosce la tecnica può capire la differenza rispetto a una scalata in coppia”, e poi perché “ancora una volta mi sono reso conto di quanto il Ticino sia un posto fantastico, ma allo stesso tempo non valorizzato”. Da qui uno degli obiettivi che Sala si è imposto negli ultimi anni, ovvero quello di “valorizzare maggiormente la disciplina dell’arrampicata su misto (su ghiaccio e roccia), perché ci sono vie in Ticino che non hanno nulla da togliere alle classiche di Chamonix”.
“L’alpinismo è fatto di creatività”
Descrivendo il suo ultimo post su Instagram, quello sull’apertura della nuova via sulla parete nord del Pizzo San Giacomo, Sala ha scritto che “non c’è bisogno di andare lontano per vivere delle grandi avventure”. Questo perché, ci spiega, “il Canton Ticino, rispetto ad altri posti sulle Alpi, ha sicuramente delle limitazioni per quanto riguarda le difficoltà alpinistiche, ma si possono comunque trovare grosse avventure, come quella sul pizzo San Giacomo”. Alla fine “l’alpinismo è fatto di creatività, basta guardare con occhio critico le montagne e qualche nuova linea la si trova sempre”. Tuttavia Sala ci dice di “non essere troppo a favore di aprire nuovi sentieri e alte vie, perché sono le persone a doversi adattare e prepararsi ad andare in montagna, non questa che deve essere preparata per l’uomo”. L’esempio è proprio quello del Pizzo San Giacomo, “una salita fatta nel pieno rispetto di questo principio, utilizzando solo protezioni veloci che in seguito sono state rimosse”.
Il sogno del professionismo
Filippo Sala, 23 anni il 15 marzo, lo scorso anno ha iniziato a realizzare un suo “piccolo grande sogno”, come scrive sul suo portale. Il riferimento è al diventare una guida alpina e a settembre “ha concluso la formazione come aspirante guida alpina”. Un traguardo che ora gli permette “di iniziare a lavorare con alcuni clienti”. Ma l’alpinista ticinese ha anche un altro obiettivo, quello di diventare un atleta professionista. “In questo momento sto iniziando a realizzare anche questo sogno e grazie ad alcuni sponsor ho l’onore di poter dedicare buona parte del mio tempo all’allenamento”. Sicuramente, aggiunge, “per arrivare a fare l’atleta a tempo pieno c’è ancora tanto da fare, ma sento che piano piano la strada sta prendendo il verso giusto”.
“Cerco di fare del mio meglio”
Il cambiamento climatico è in atto e questo “sta sicuramente lasciando il segno” anche in montagna, con “continui crolli o il ritiro dei ghiacciai”. E questo “crea maggiori pericoli, rendendo anche sempre più complicate alcune salite”. Da qui una domanda: è possibile essere un alpinista ecologico? “Personalmente non mi definisco un alpinista ecologico, visto che in futuro ho progetti in tutto il mondo e questo mi obbliga a prendere l’aereo”. Ma attenzione, perché questo non significa che non sia possibile impegnarsi a favore dell’ambiente per ridurre il proprio impatto ambientale. “Quando sono sulle Alpi cerco di muovermi il più possibile con i mezzi pubblici. Anche recentemente, per recarmi in Val Bregaglia dove ho scalato la parete nord della Punta Pioda, mi sono spostato unicamente con i trasporti pubblici, che ho usato diverse volte anche per raggiungere Chamonix, in Francia”. Insomma, “per un alpinista è difficile definirsi ‘ecofriendly’, visto che andare in montagna spesso richiede grandi spostamenti e quindi sarebbe un po’ un controsenso usare questa definizione, che potrebbe sembrare incoerente”.
"Luce e Tenebre"
Intanto, pochi giorni fa, Sala ha annunciato sui propri canali social di aver aperto, insieme a Roger Schäli e Silvan Schüpbach, la via "Luce e Tenebre" sulla parete nord della Punta Pioda, in Bregaglia, nel gruppo delle Sciora. Un risultato raggiunto nonostante i "tre non avessero mai arrampicato insieme". Un'altra "avventura selvaggia che ricorderemo per molto tempo", scrive l'alpinista ticinese.