In meno di 24 ore più di 3’000 persone hanno già firmato la petizione in difesa dell’autogestione a Lugano. “Evidentemente molta gente è in contrasto con ciò che è successo sabato”, spiega Thomas Camponovo primo firmatario della petizione lanciata ieri.
“Rivedere la politica repressiva e improvvisata”
La petizione chiede al Municipio di Lugano di rivedere la sua politica “repressiva e improvvisata” impegnandosi per trovare delle soluzioni concrete e accettabili. L’autogestione – spiega il primo firmatario - non va delocalizzata ai margini della Città. “Raccoglieremo più firme possibili e poi le consegneremo al Municipio di Lugano in tempi brevi”, sostiene in una nota che sottolinea: “Il Ticino ha bisogno di uno spazio autogestito, così come ce ne sono in altre città svizzere”.
Assemblea e poi corteo a Lugano
Ieri sera, lo ricordiamo, i molinari dopo essersi ritrovati pacificamente in assemblea in Piazza Manzoni a Lugano hanno sfilato per le vie della città fino alla casa del sindaco Marco Borradori. Diversi gli slogan intonati dai partecipanti: “Non ci avrete come volete voi”, “il Molino non si tocca”, insultando pesantemente Borradori. Il corteo poi si è spostato sul Lungolago e si è diretto verso il Macello dove è stata sradicata la recinzione attorno alle macerie dello stabile abbattuto la scorsa notte dal Municipio. Durante le ore di tensione nella città di Lugano è stato importante il dispiegamento della polizia.
Una sede alternativa?
Il Municipio di Lugano, stando a quanto riportano i quotidiani ticinesi, avrebbe trovato un luogo come sede alternativa all’autogestione. Domenica il Caffè aveva anticipato che l’esecutivo stava pensando a un terreno alla Stampa acquistato di recente e secondo il CdT.ch e laRegione si tratterebbe dell’ex impianto di depurazione delle acque, impianto in disuso dal 2017. Bisognerà capire se la controparte, ovvero i molinari, saranno disposti a dialogare per intraprendere questa strada.
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