
Sono più di 7mila le firme raccolte in poco tempo contro la chiusura della piscina di Carona e consegnate oggi in cancelleria a Lugano. Una decisione, quella presa dal Municipio lo scorso 17 ottobre, che non è piaciuta a numerosi cittadini e al neo formato comitato Parco Piscina Carona. “La risposta è stata molto forte. Solo nel primo giorno della petizione abbiamo raccolto 3mila firme. Oggi, dopo poche settimane ne abbiamo 7'358, quindi siamo molto soddisfatti”, ci spiega il coordinatore Nicola Morellato, precisando che rispetto al solito c’è stata un riscontro importante. “Molti cittadini venivano da noi spontaneamente a chiedere di poter firmare la petizioni in quanto non hanno digerito le modalità impiegate in questa situazione”.
Dal Glamping ai ricorsi, fino alla chiusura totale
Riavvolgendo brevemente il nastro, tutto nasce dalla presentazione del progetto di risanamento della piscina con annesso Glamping del TCS. Un progetto che non ha però convinto per diversi motivi e che ha ricevuto numerosi ricorsi. Da qui, la decisione di procedere alla chiusura totale del comparto. “Il Comitato Parco Piscina Carona chiede dapprima di tenere aperta la piscina, contestando quindi la decisione dell’Esecutivo di Lugano del 17 ottobre e chiede di ritornare sulla decisione”. Questa, sostiene Morellato, è stata infatti dettata da una situazione piuttosto ambigua, “e la colpa è stata data ai ricorsi, quando fondamentalmente non dovrebbe esserci alcun nesso tra il risanamento della piscina e il ricorso contro la modifica del piano regolatore”. Il ricorso era stato infatti presentato perché l’intenzione era di costruire 32 casette (prima erano 50) in una zona protetta dalla Confederazione, “su cui abbiamo motivo di credere non si possa costruire. Quindi è legittimo e democratico verificare nelle sedi opportune se questo progetto avrà un futuro o meno”.
Si punta sul risanamento
Una situazione che richiede tempo per essere chiarita e che il comitato vorrebbe non andasse a discapito della possibilità di poter usufruire della piscina in vista della bella stagione, puntando quindi su un risanamento. “Sono diversi anni ormai che la piscina non riceve soldi e non subisce interventi straordinari. Lo sanno tutti da sempre, Lugano compreso, che era necessario mettere soldi per un risanamento. Siamo a fine ciclo e lo sappiamo, ma crediamo anche che con un piccolo sforzo la piscina possa restare aperta. A prova di questo c’è anche una recente perizia che dice che con meno di 500mila franchi è possibile intervenire per garantire l’apertura ancora per i prossimi anni”. Un periodo che consentirebbe quindi di usufruire della piscina nell’attesa che vengano evasi i vari ricorsi, “cercando anche di capire se e quale progetto andare a implementare”. Per questo motivo, in occasione del prossimo Consiglio comunale di lunedì, il Comitato ha indetto un presidio davanti a Palazzo civico. “Abbiamo convocato un presidio a cui tutta la popolazione è invitata a partecipare per chiedere di non togliere un servizio importante per la cittadinanza, così come dare seguito a quello che prevede l’intero iter: risanare la piscina, senza una chiusura – non giustificata – a tempo indeterminato”, ha concluso Morellato.