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Ospedale alla Saleggina, dieci anni di trattative e approfondimenti
Redazione
10 giorni fa
Ripercorriamo l'intricata vicenda pianificatoria che sta impedendo la realizzazione del nuovo nosocomio di Bellinzona. L'Unione contadini commenta: "Nessuno ci ha ascoltato".

“Il messaggio dice di voler realizzare un ospedale, ma è completamente silente sulla possibilità di realizzarlo effettivamente”. Lo scriveva l’Unione contadini ticinesi nell’autunno del 2021, contestando al Tribunale federale il progetto del nuovo ospedale regionale di Bellinzona alla Saleggina. Una dozzina di fitte pagine con cui venivano sollevati diversi problemi pianificatori, gli stessi che oggi sono sotto i riflettori. "Nessuno ci ha ascoltato", commenta ai nostri microfoni il segretario Sem Genini. "Per noi era però chiaro che ci sarebbero stati dei problemi, che ora stanno venendo alla luce". Genini respinge le critiche di ostruzionismo rivolte ai contadini: "Veniamo dipinti come quelli che vogliono opporsi per una questione di principio. Così non è. Abbiamo cercato di portare delle soluzioni diverse. In questo caso, secondo noi, ce n'erano di molto buone, senza toccare questa zona verde estremamente pregiata".

Discussioni in corso tra Città ed Eoc

Città di Bellinzona ed Ente ospedaliero stanno discutendo al loro interno del problema, ma del progetto si è parlato per almeno un decennio, a tutti i livelli istituzionali. Appartenente ad Armasuisse, i primi contatti tra il Cantone e la Berna federale per acquistare l’ampia zona verde tra Bellinzona e Giubiasco con l’intento di edificarvi l’ospedale risalgono al 2015. Seguirono anni di trattative sul prezzo e sulla contropartita: la Saleggina in cambio delle superfici dell’Infocentro a Pollegio con trasloco del poligono di tiro al Monte Ceneri. Nel 2020, il Governo indirizza al Gran Consiglio una richiesta di credito per l’acquisto da 16 milioni. Il via libera legislativo arriva la primavera successiva. L’atto di compravendita tra Cantone ed Esercito data gennaio 2022. L’anno dopo l’Eoc apre il bando di concorso e l’edificabilità è definita.

Le domande

Il progetto vincitore, “Il profumo dei tigli”, viene svelato il 23 febbraio 2024. Tutto liscio, tutti contenti: l’iter pianificatorio può partire. Nel frattempo, anche il ricorso dell’Unione contadini e di due privati viene respinto. “I generici accenni ricorsuali alle tematiche inerenti alla pianificazione sono prematuri”, scrissero i giudici. L’orizzonte del 2030-35 si concretizza. Si arriva così agli scorsi giorni. Il 2 novembre, laRegione riferiva che secondo un parere giuridico del Dipartimento del territorio, l’ospedale lì non si può fare. La condizione posta dal Dipartimento del territorio per la costruzione del nosocomio è la trasformazione, altrove in città, di altri 100mila metri quadri da edificabili a non edificabili. La superficie è paragonabile a 14 campi da calcio. Contadini a parte, tutti "cascano dal pero". La domanda sorge spontanea: in dieci anni di approfondimenti e trattative, nessuno si è mai posto la questione? Perché il parere arriva solo ora? I Dipartimenti non si parlano?

Gli ultimi sviluppi

In giugno, Città ed Eoc si rivolsero al Cantone chiedendo se non fosse possibile, in nome dell’importanza dell’opera, accelerare i tempi per le questioni pianificatorie. Non si faceva accenno alla possibilità di realizzare o meno l’ospedale, data per scontata. La stessa Armasuisse, ci viene ricordato dalla Capitale, aveva venduto il terreno come edificabile. Il resto è cronaca recente. Non solo i periti hanno risposto picche all’ipotesi di velocizzare il tutto, ma è spuntata anche la questione compensatoria e un’altra condizione: l’ospedale, da regionale, deve diventare cantonale. E ora?

I prossimi passi

Il Municipio, che dovrebbe bonificare il terreno, attende un cenno da Palazzo governativo. L'Esecutivo cittadino si riserva la possibilità di chiedere un contro-parere alternativo al rapporto del Dipartimento del territorio. Diverse riunioni sono in agenda anche per l’Eoc, che sul tema dovrebbe esprimersi verso inizio dicembre. Intanto però le voci si rincorrono e c’è chi ne fa una questione politica. A Lugano, dicono taluni, si sono investite centinaia di milioni per ammodernare l’ospedale. Perché, insomma, non centralizzare tutto lì? Un’idea in contrasto con il modello multisito difeso dall’Eoc, ma non così campata per aria in un cantone che spesso ha fatto del campanilismo il perno delle proprie discussioni in Gran Consiglio. Anche per un eventuale ospedale cantonale.