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Pensioni, risparmi, ipoteche: Che combinano i dazi?
© Shutterstock - Ticinonews
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Redazione
9 giorni fa
La giornata sui mercati è stata, dopo qualche giorno di incubo, piuttosto positiva. Ma in questi giorni ci sono anche domande più concrete per le nostre finanze di risparmiatori, lavoratori o consumatori. Dubbi che abbiamo cercato di sciogliere, anche con l'aiuto di un esperto.

Dopo tre sessioni disastrose, oggi i mercati hanno recuperato un po’ del terreno perso. Ma cosa c’è da aspettarsi per il futuro? Ne abbiamo parlato con un esperto, cercando anche di rispondere alle domande più semplici, come i rischi per le rendite pensionistiche, l’andamento dei tassi ipotecari e dei prezzi nel nostro paese.

Domande e risposte

La crisi dei mercati mette in pericolo il mio terzo pilastro?
Dipende. Se il tuo terzo pilastro ha un capitale garantito, l’istituto finanziario è tenuto a versare quel minimo e la garanzia è supervisionata dalla FINMA. Diverso il caso in cui non vi è un capitale garantito e buona parte del capitale è investita in fondi azionari. In quel caso anche il risparmiatore prende un rischio di investimento. La diversificazione e l’orizzonte a lungo termine, in ogni caso, dovrebbero attutire le singole crisi dei mercati.

Anche gli istituti di previdenza investono, il mio secondo pilastro è al sicuro?
Sì. In Svizzera la previdenza professionale è protetta dal Fondo di garanzia LPP. Anche in caso di insolvenza di un istituto di previdenza, interviene il fondo. Vi è da dire che in questo caso sono garantite le prestazioni minime previste dalla legge, la quota sovra obbligatoria, invece, è coperta entro certi limiti.

Cosa devo aspettarmi per i tassi di interesse della mia ipoteca?
Dazi e le tensioni globali fanno temere due cose opposte: da un lato un aumento dei prezzi, cioè inflazione, dall’altro un rallentamento dell’economia. Se prevale il rischio di recessione, le banche centrali — come la BNS — potrebbero abbassare ancora i tassi per stimolare l’attività. Ma anche in quel caso, i tassi ipotecari non scendono automaticamente. Dipendono anche dai mercati, dall’inflazione attesa e dalle strategie delle banche. Per ora restano bassi, ma la situazione è incerta.

I dazi avranno conseguenze dirette sui prezzi in Svizzera?
In linea di massima no, perché i dazi imposti dagli Stati Uniti colpiscono le importazioni verso il loro mercato, non verso il nostro. Ma un effetto indiretto è possibile: se i prezzi di certi prodotti globali, per esempio nel campo della tecnologia, esplodono negli USA, alcuni produttori potrebbero decidere di adeguare i listini anche in Europa e in Svizzera, per coerenza di marketing o posizionamento commerciale. Uno degli esempi di cui si parla in questi giorni è l’iPhone.

Cosa potrebbe succedere invece al franco svizzero?
In situazioni di incertezza globale, il franco svizzero tende a rafforzarsi perché è considerato una valuta rifugio. Se questo succede, può diventare più difficile esportare, soprattutto per le aziende ticinesi che lavorano con l’Italia o l’Europa. Allo stesso tempo, però, un franco forte può rendere più convenienti per i consumatori svizzeri i beni importati, le vacanze all’estero e la spesa oltreconfine.

L'intervista all'esperto

Come detto, oggi le borse europee hanno chiuso in territorio positivo. Ma la crisi è davvero già finita? Lo abbiamo chiesto al professore Antonio Mele, professore di finanza all'USI. “Della crisi non abbiamo visto neanche l'aperitivo. Il fatto che oggi la borsa si sia ripresa negli Stati Uniti, e anche in diverse piazze europee, non deve essere un motivo di ottimismo”. Mele ha infatti spiegato che si tratta di piccoli rimbalzi che possono avvenire perché ci sono dei fattori tecnici. “C’è ad esempio il fatto che a volte i mercati reagiscono in modo così  eccessivo. Ma non mi sembra di intravvedere nessun segnale di distensione da parte di Trump in merito alla possibilità di allentare la politica economica scellerata che è in grado di provocare terremoti in tutto il mondo. Non vedo quindi alcun elemento che possa fare pensare a un miglioramento nei prossimi mesi. Potrebbe avvenire, ma è difficile decifrare la macchina politica commerciale statunitense nei prossimi mesi. E questo perché non è chiaro quale sia il messaggio finale che Trump vorrà dare alla sua azione”. Mele ha infatti definito il tycoon come un uomo assolutamente imprevedibile, con una grande incertezza in merito a quello che potrà essere l'azione di politica commerciale nel suo futuro. “Trump potrebbe ravvedersi e ricambiare idea, per poi ricambiarla ancora, finendo così in un ciclo incessante. Questa incertezza può contribuire anche a una stagnazione delle quotazioni di borsa nelle prossime settimane. Il problema è che questa volatilità di breve periodo potrebbe portare a delle situazioni molto scomode per tutti noi, perché i mercati reagiscono alle prospettive di contrazione della domanda globale futura. E questo è un vero shock, che potrebbe essere paragonabile a grandi traumi che abbiamo visto negli ultimi anni. I mercati reagiscono negativamente, vi sono delle perdite di operatori finanziari”. Per il professore ci potrebbero poi essere operatori finanziari che si incagliano durante il processo, e se a farlo è ad esempio una grossa banca, questa trovandosi in perdita presterà sempre meno denaro, causando inevitabili conseguenze a cascata sull’economia reale.  Tuttavia, ci sono tanti elementi che giungono all'improvviso. In poche parole, basta un tweet per cambiare tutto. “In realtà c'è stato più di un tweet. C’è stata tutta una serie di decreti da parte di Trump, che dovrebbero avere effetto legale tra poco. Il tweet può dare segnali, più o meno attendibili, però qui si tratta di dichiarazioni ufficiali”. Quali dunque le conseguenze concrete potrà avere questa situazione sull'economia reale? “Semplicemente costerà di più produrre alcuni beni negli USA. E questo può creare delle situazioni che in economia si chiamano ‘di stagflazione’, che è lo scenario peggiore che c'è. Questo perché non solo aumentano i prezzi, ma si contrae l'attività economica. Quindi, questo è l'effetto dell'aumento così spropositato dei dazi”. Ma c'è un altro effetto, che è quello finanziario. “A perdere sono anche gli operatori finanziari, perché ovviamente sono coinvolti in attività di investimento in queste aziende. Ma se gli operatori finanziari perdono, il sistema finanziario complessivo avrà meno soldi da prestare al settore dell'economia, creando così un secondo effetto: quello di retroazione dei mercati finanziari nei confronti dell'economia reale. Quindi, i mercati finanziari reagiscono a quelle che sono le prospettive dell'economia reale, ma allo stesso tempo retroagiscono sull'economia reale attraverso gli effetti di presiti ridotti, che agisce quindi come un effetto ulteriore di depressione dell'attività economica”, ha concluso Mele.