“Questa è una sessione importante per l’allevamento ticinese”. Così ha esordito il mozionante Sem Genini prima dell’approvazione quasi unanime, sul modello del Canton Vaud, di un piano cantonale di gestione del lupo, ritenuto “attuale, urgente e necessario”.

“La situazione è sempre più grave e ha causato quest’anno lo scarico anticipato di numerosi alpeggi”, si legge nel rapporto a firma Daniele Piccaluga. In particolare, la mozione chiede al Consiglio di Stato di “prefissare il numero di lupi singoli e di branchi che il Cantone ritiene e stima sopportabile e gestibile affinché il nostro sistema di allevamento tradizionale possa continuare a esistere senza restrizioni inaccettabili”; ma anche di “alleggerire il carico mentale degli allevatori” e “rispondere alle ansie crescenti della popolazione”.  A tal proposito sarà fondamentale “un’analisi statistica dettagliata delle aziende di allevamento” e “una valutazione delle misure di protezione”. Attualmente sono una quarantina i lupi presenti in Ticino, di cui 8 branchi o coppie, mentre negli ultimi due anni è stato perso il 10% degli alpeggi.

Nel rapporto commissionale non manca poi una frecciatina al Governo quando si evidenzia “una contraddizione di fondo tra l’impegno anche finanziario, molto apprezzato e importante dello Stato nel sostenere il settore dell’alpicoltura (…) e l’inerzia di fronte all’espansione del lupo e all’abbandono degli alpi”.

Approvata anche a larghissima maggioranza con soli tre astenuti una mozione, a firma ancora Sem Genini, per risarcire anche gli animali da reddito dispersi (e non solo quelli predati) sul modello del Canton Grigioni. Sono previsti alcuni paletti come una soglia minima del 2% rispetto al gregge o la prova che gli animali siano stati attaccati dal lupo.