
Legato alla macchina e trascinato per un centinaio di metri, picchiato, preso a calci, a sberle, soffocato nella neve. È di una violenza inaudita il racconto emerso questa mattina in aula dove è iniziato il processo a carico di sei imputati, che misero in atto una spedizione punitiva ai danni di un ragazzo per un debito di droga. La vittima è un 18enne del Mendrisiotto. Alla sbarra un 27enne italiano, un 32enne colombiano, due 21enni e un 22enne svizzeri e, infine, un 21enne di nazionalità rumena, tutti residenti nel Luganese. Le ipotesi di reato a vario titolo sono quelle di tentato omicidio intenzionale, sequestro di persona e rapimento, ripetuta esposizione a pericolo della vita altrui, ripetuta aggressione, ripetuta omissione di soccorso, tentata presa d’ostaggio, coazione, infrazione e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. L’episodio è noto come il pestaggio di Cadempino, ma in realtà c’è un capitolo precedente.
Un “tour” dell’orrore
Il 10 dicembre del 2020 la vittima è stata prelevata dal cimitero di Massagno poco dopo la mezzanotte. “Avevamo intenzione di spaventarlo”, hanno detto i giovani in aula. “Aveva un debito con uno di noi e volevamo i soldi.” Un debito di droga - 2’000 franchi di cocaina - poi diventati 7’000 con gli interessi. A bordo di un’auto la vittima è stata quindi portata in Leventina. Già durante il tragitto sono volati calci, pugni e minacce. Giunti ad Ambrì, nei pressi dei laghetti Audan, dopo avergli tirato un “imprecisato numero” di calci alle gambe, pugni al viso e al busto, il giovane è stato legato al gancio da traino dell’automobile e trascinato per quasi 200 metri. Il giovane è riuscito liberarsi: ferito e zoppicante è stato di nuovo caricato in macchina e portato ad Altanca, dove l’avrebbero immerso nella neve mentre cercavano ripetutamente di investirlo. Il “tour” dell’orrore è continuato alla stazione di Ambrì, dove il 18enne è stato caricato sul tetto, aggrappato ai finestrini anteriori. Secondo la ricostruzione la macchina ha cominciato a viaggiare a velocità sostenuta, tra i 50 e gli 80 km/h, mentre all’interno dell’auto tutti ridevano divertiti. Una vera tortura che si è conclusa alle 4.30 del mattino, ma che è ricominciata il giorno dopo quando la “banda” si è ripresentata e ha prelevato il giovane una seconda volta. Di nuovo calci e pugni finché la vittima è riuscita a contattare il padre, che ha minacciato di chiamare la polizia.
Il pestaggio di Cadempino
A fine mattinata in aula il giudice Amos Pagnamenta ha poi cominciato la ricostruzione dell’episodio noto come il pestaggio di Cadempino, avvenuto il 28 gennaio 2021. Il movente, di nuovo, è il debito di droga e, di nuovo, parte la spedizione punitiva. Questa volta il 18enne è stato portato a Quinto, dove è stato sottoposto a nuove torture con una spranga e la pinza del “booster”, la batteria ricaricabile della macchina. È stato poi cosparso di benzina con la minaccia di dargli fuoco. Riferito in particolare al booster, il giudice ha chiesto a uno degli imputati da dove gli sia venuta in mente un’idea simile. “Ho visto troppi film”, ha risposto. L’ultima tappa dell’orrore si è svolta a Torricella, dove il giovane è stato riempito di sprangate, percosse e vessazioni di ogni genere. La vittima è riuscita poi, zoppicante e a stenti, a raggiungere un ristorante di Cadempino, dove è stata soccorsa e trasportata in ospedale. Gli imputati confermano sostanzialmente i fatti, il dibattimento prosegue nel pomeriggio quando la parola passerà alla pubblica accusa.
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