Voci natalizie
Pietro Leemann, tra cucina e spiritualità. "Oggi sono al servizio del prossimo"
Redazione
2 giorni fa
Da una metropoli lombarda a una frazione dell'Alto Ticino, lo chef di Giumaglio racconta del percorso che ha intrapreso. "Cercavo un luogo dove poter compiere il passaggio successivo".

Pietro Leemann, chef e ricercatore spirituale, si racconta a TeleTicino. Il 63enne parla in particolare della sua scelta di lasciare il ristorante “Joia” di Milano per tornare in Ticino e trasferirsi nelle Centovalli. Il motivo? La volontà di dedicarsi maggiormente alla dimensione spirituale.

Come mai ha deciso, a un certo punto, di cambiare orizzonte?

“La spiritualità la bazzicavo già con il 'Joia', perché il senso del cibo è sempre culturale, ma può essere anche spirituale. Io ho studiato che effetto fanno le pietanze sulle persone che le mangiano, a tutti i livelli. In fondo, ciò che noi ingeriamo ci trasforma. Chi cucina ha quindi una responsabilità, ma può anche donare dei messaggi di piacere”.

Lasciato il "Joia" di Milano si è recato a Rasa, frazione delle Centovalli a 900 metri di quota e raggiungibile solo a piedi o con la funivia. Come l'ha scelta?

“Ci siamo scelti l'uno con l’altra. Io cercavo un luogo dove poter compiere il passaggio successivo e ciò consiste, nella vita, nel dedicarsi maggiormente alla dimensione spirituale, alla ricerca del sé. Ho provato in diversi luoghi e a un certo punto ho scoperto che Terra Vecchia Bordei aveva un cambio di passo: mi sono proposto con il progetto, che è piaciuto molto. Ad aprile partiremo”.

Si potrà venire quindi al ristorante?

“Sì, ma anche a Terra Vecchia, nel centro spirituale. In realtà si tratta di un dialogo, perché abbiamo la fortuna di avere vicino una comunità cristiana con cui dialoghiamo tantissimo. Il senso è proprio quello, perché oggi purtroppo ci sono troppe idee che dividono e invece è interessante unirsi, diventare amici nelle varie opinioni, anche religiose. In fondo, tutti cerchiamo una dimensione che ci riempia di più".

Com’è la vita di un monaco? Cosa significa essere un monaco?

“Io potrei definirmi aspirante monaco (sorride, ndr). Un monaco risiede in un luogo dove segue delle regole legate a ciò che fa. Nel nostro caso sarà una comunità vegetariana, non ci sarà alcool e ci si alzerà la mattina a una certa ora per meditare. Vi è tutto un procedimento, una ritualità in cui si è calati totalmente. La differenza per me è che se prima servivo i miei clienti per un fine personale, tra cui quello di far vivere la mia famiglia, oggi sono al servizio del prossimo. È questo il grande salto di qualità”.

Al giornale Cook aveva dichiarato: “Il 'Joia' era un business, adesso porto la mia conoscenza al servizio di uno scopo spirituale”. Come si traduce?

“A un certo punto è necessario lasciare il proprio io e mettersi al servizio. Questo è uno strumento straordinario anche per acquisire punti nella qualità della propria pratica spirituale, poiché a quel punto l’ego cessa di essere. E poi è molto più bello, perché quando io aiuto gli altri entro in una dimensione più interessante. A Terra Vecchia Bordei ci saranno persone che forniranno il servizio, non pagate, e altre che ne usufruiranno e per forza di cose dovranno quindi anche pagare. Avranno però l'opportunità di vivere un posto che è anche straordinario per dei ritiri. Lì una persona può scrivere un libro, riflettere, decidere un cambiamento nella propria vita. Oggi c’è una grande richiesta di quel tipo di approccio, di identificazione con qualcosa di nuovo”.

L'intervista completa a Pietro Leemann: