
L’8 gennaio all’ospedale Sandro Pertini di Roma un neonato di tre giorni è stato trovato morto e una delle ipotesi è che possa essere rimasto soffocato dopo che la madre si era addormentata allattandolo. Una tragedia che ha fatto sorgere molti dubbi sulla pratica del sonno condiviso e non solo nella vicina Penisola. Quanto accaduto ha facilmente varcato i confini, giungendo anche alle nostre latitudini. Anny Di Marco-Marelli e Francesca Frigerio, levatrici che al centro Amnios di Mendrisio accolgono e accompagnano le neo mamme, negli ultimi giorni si sono così trovate sommerse dalle numerose domande e paure relative alla pratica del ‘rooming in’, ovvero del sonno condiviso. Un fatto che ha riacceso l’attenzione anche sull’assistenza che viene riservata alle neo mamme appena dopo il parto e sul fenomeno della violenza ostetrica. “Può essere considerata violenza ostetrica quello che la donna vive come un’intrusione sul suo corpo, qualcosa nel quale non si sente rispettata, ed è molto soggettiva”, spiega Frigerio ai microfoni di Ticinonews.
“La mamma deve poter esprimere la propria stanchezza”
I desideri, ma soprattutto i bisogni, cambiano da donna a donna e non è sempre facile individuarli. Spesso vengono infatti messi da parte in favore di quelli del nascituro. “La donna al momento della gravidanza è al centro. Una volta partorito, diventa un contorno del quale difficilmente ci si occupa”, prosegue Frigerio. Nato il bambino “ci si dimentica dei bisogni della mamma, che ha fortemente necessità di essere sostenuta e soprattutto di poter esprimere la propria stanchezza”, rimarca Marco-Marelli.
Fondamentale ascoltare la mamma
Una stanchezza necessaria da ascoltare perché, come spiegano le levatrici, nonostante l’approccio alla nascita sia drasticamente cambiato negli anni, abbracciando sempre di più pratiche come il ‘rooming in’, il contatto pelle a pelle, questo modello non può essere applicato senza tener conto della singola situazione. “È una norma biologica della donna quella di avere contatto con il proprio bambino, ma implica che la mamma possa chiedere di lasciare un momento il proprio figlio perché non ce la fa”, precisa Frigerio.
I passi da compiere
Ma qual è quindi il comportamento da adottare dopo il parto? Rimanendo nella realtà ticinese, da più di 30 anni l’EOC è un Ospedale certificato Amico del bambino, ossia segue quelle direttive emanate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'UNICEF che comprendono i dieci passi. E tra questi passi c’è proprio il roomin in’ ossia, “il permettere alla mamma di tenere con sé il bambino 24 ore su 24 in camera e di lasciarlo, appena nato, sulla pancia della madre”, afferma Monica Ragazzi, responsabile della neonatologia presso l'EOC. Come accennato, però, “se la madre lo richiede, c'è la possibilità di lasciare il neonato qualche ora, o la notte, con le levatrici”.
Cosa possono fare i papà
Anche il ruolo del papà è fondamentale per sostenere la mamma. “Per certi versi i padri hanno il previlegio di assistere da subito il bambino, mentre la madre magari ha subìto un taglio cesareo o non è nella condizione di poter prendere subito in braccio il proprio neonato. Quindi lo lasciamo in braccio al papà”, aggiunge Ragazzi.
Alcuni consigli
Una cosa che terrorizza molti neogenitori è la morte bianca. Su questo aspetto “mi permetto di rassicurare il più possibile, perché si tratta di un evento davvero raro. Purtroppo non si conoscono tutte le cause, ma negli anni si sono compresi quelli che sono i fattori di rischio e la prevenzione concerne proprio l’evitare tali fattori”. Ciò che si consiglia a tutte le mamme e i papà “è di poter sì tenere il proprio bambino, già dai primi giorni di vita, in camera con loro, ma di evitare che dorma nello stesso letto”. Dopo il pasto “il piccolo deve essere posto nel suo spazio, in un lettino magari molto vicino a quello matrimoniale”. Si suggerisce inoltre “di non porre cuscini o teli vicino alla testa del bébé e di farlo dormire sempre sulla schiena e non sulla pancia”. L’ambiente deve inoltre essere libero da sostanze nocive, quali alcool, medicamenti o fumo. “È altresì meglio evitare l'uso delle coperte; esistono i sacchi nanna per questo”, conclude Ragazzi.