La polemica
Preventivo 2025, Comuni sul piede di guerra
Redazione
4 ore fa
Preventivo 2025, le città sono sul piede di guerra. Lugano, Bellinzona, Chiasso, Mendrisio e Locarno hanno scritto al consiglio di Stato per lamentare una "politica dello scaricabarile". Nella missiva sono avanzate richieste precise, come un tavolo di discussione. Ne abbiamo parlato con il capo degli Enti Locali.

Le città sono sul piede di guerra. E nel mirino c’è sempre lui: il Cantone, accusato di portare avanti, citiamo, una politica dello scarica barile. E così Lugano, Bellinzona, Chiasso, Mendrisio e Locarno, come anticipato dalla Regione, hanno preso carta e penna e scritto al Consiglio di Stato, al Gran Consiglio e già che c’erano anche alla commissione della Gestione che in queste settimane sta valutando il preventivo 2025. Il cantone, si legge nella lettera, “ha adottato (o sta per adottare) unilateralmente tutta una serie di misure con pesanti effetti diretti e indiretti sulle finanze dei Comuni riducendone la capacità operativa, rispettivamente obbligandoli a scaricare su cittadini, cittadine e imprese l’aggravio”.

Lontani anni luce dalla riforma Ticino 2020

Insomma, Cantone e Comuni sembrano più lontani che mai e della riforma Ticino 2020 non si è più saputo nulla. Ne abbiamo parlato con Marzio della Santa, capo sezione degli enti locali. “Ticino 2020 è un progetto che è partito con i giusti propositi. Si trattava di applicare il principio di equivalenza, che non è tanto ‘chi decide paga’, quanto invece ‘chi beneficia di una determinata prestazione deve poterla decidere e assumersi la sua responsabilità finanziaria’”. Della Santa ha poi proseguito spiegandoci che in corso d’opera sono stati posti tutta una serie di vincoli “che hanno reso impossibile il perseguimento dell’obiettivo originale, che mirava proprio a sciogliere tutte queste aderenze e interdipendenze tra Cantone e Comuni, che oggi mostrano appunto tutti i loro limiti. Inoltre, impediscono ai Comuni da un lato e al Cantone dall’altro di fare politica. Perché se ogni volta che ho l’intenzione di modificare qualcosa – come una legge – devo chiedere anche il consenso dei Comuni, ecco che l’azione politica si rende talmente difficile che gli attori coinvolti se ne guardano bene dall’affrontarla”.

Una serie di richieste

Nella missiva i Comuni hanno anche avanzato una serie di richieste, tra cui un tavolo di discussione che permetta di esaminare preventivamente le scelte che avranno ripercussione sugli enti locali. “Ritengo la richiesta in questione assolutamente comprensibile e condivisibile. A preoccuparmi c’è però il modo in cui questo dialogo potrebbe avvenire: ci sono delle regole di finanze pubbliche che definiscono i buoni rapporti tra livelli istituzionali diversi. Il principio di equivalenza del ‘beneficia, decide e paga’ è un chiaro esempio di quello che sto dicendo”. In conclusione: era già accaduto che Cantone e Comuni fossero tanto distanti? “Fintanto che le cose vanno bene nessuno si preoccupa particolarmente di queste interdipendenze. Per contro, quando le cose vanno male tutti si lamentano perché è come indossare un corpetto eccessivamente stretto. Quindi non è un fenomeno nuovo, ed è importante che i Comuni incontrino il Governo e non tanto il DI – che in questo tipo di relazioni funge da facilitatore -, perché è importante che il Cantone da un lato e dall’altro i rappresentanti politici dei Comuni possano sedersi a un tavolo e dialogare, ma in maniera sia costruttiva che responsabile, perché ci sono principi che vanno preservati se si vuole evitare il ripresentarsi di tali problematiche sotto un’altra forma”, ha concluso della Santa.