Il caso
Pronzini a processo: “Il Municipio di Bellinzona voleva zittire la stampa”
© Ticinonews
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Laura Milani
2 ore fa
È cominciato questa mattina alla Pretura penale il dibattimento a carico del consigliere comunale MPS accusato di reati contro l’onore.

La frase incriminata è la seguente: Il Municipio di Bellinzona “usa in modo abusivo i soldi pubblici per azioni temerarie di intimidazione di stampo mafioso”. Parole pronunciate dal consigliere comunale MPS Matteo Pronzini durante la seduta del 21 settembre 2021 e per cui oggi è comparso di fronte alla Pretura penale di Bellinzona per rispondere all’accusa di ingiuria “per aver offeso l’onore dei membri del Municipio”. Un dibattimento che vede la partecipazione di amici e compagni politici, presenti da subito con striscione alla mano e una richiesta:  “Solidarietà per Matteo”. 

Il caso

La frase per cui il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha formulato un decreto d’accusa si riferisce a quanto avvenuto durante la prima ondata pandemica, quando il Bellinzonese e forse il Ticino tutto furono sconvolti dalle numerosi morti per Covid avvenute alla Casa per anziani di Sementina. Fatti per cui era stato anche aperto un procedimento penale e raccontati dalla RSI in servizi d’approfondimento. Proprio contro quei servizi il Municipio ricorse fino al Tribunale federale. Di qui le accuse di Pronzini, difeso dall’avvocato Luca Allidi. Per l’imputato, come ribadito anche a inizio dibattimento, è in gioco la libertà di stampa. Rincalzato dalla giudice Orsetta Bernasconi Matti, il politico ha argomentato le sue esternazioni: “I termini abusivo e intimidatorio si riferivano al fatto che l’autorità ha tentato con tutti i mezzi,  anche con soldi pubblici, di zittire la stampa. Il riferimento alla mafia? Un esempio di un modo per fare pressione”. 

"Pretendiamo delle scuse"

Vano il tentativo a inizio dibattimento di una conciliazione tra le parti. “Pretendiamo delle scuse”, la richiesta di Andrea Bersani, legale del Municipio (accusatore privato). “Quanto proferito non deve avere rilevanza penale”, la risposta di Allidi.