Le dimissioni
PS, il vicepresidente sbatte la porta e lascia la direzione. “Ho deciso di non tacere”
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 anni fa
Evaristo Roncelli lascia con effetto immediato la direzione del partito. “È un primo passo per recuperare, insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni”.

“Siccome ho deciso di non avvalermi più della facoltà di tacere, con effetto immediato lascio la direzione del Partito, come primo passo per recuperare insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni”. Così Evaristo Roncelli, vicepresidente del Partito Socialista, motiva la sua decisione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per l’ormai ex membro della direzione socialista, è stata la lista dei candidati per il Consiglio di Stato alle cantonali di aprile 2023.

“Avevo deciso di congelare le mie dimissioni”

 Roncelli, nella sua lettera di dimissioni, spiega che lo scorso 7 settembre, dopo la Conferenza cantonale del PS, aveva deciso di “congelare le dimissioni dalla direzione nell’interesse del partito” e di averlo fatto per “evitare ulteriori polemiche”. La condizione era una, scrive: “le avevo preannunciate nel caso in cui si fosse arrivati a una lista blindata”.  

La lettera che ha fatto dire “me ne vado”

Il 13 ottobre Laura Riget e Fabrizio Sirica, co-presidenti del PS, hanno scritto una lettera nella quale - riferendosi ai vari “attacchi al PS, fatti da un insensato fuoco amico” - spiegavano che “la maggioranza di chi ha presenziato alla conferenza cantonale si è espressa ed ora riteniamo scorretto che le stesse persone le quali hanno firmato per convocarla, poiché insoddisfatte dell’esito delle decisioni e delle trattative con i Verdi, rimettano tutto in discussione fingendo che quel dibattito non sia mai esistito e che la decisione presa non sia democratica”. Una missiva che, spiega Roncelli, “rende le mie buone intenzioni superate”.

“Se non la pensi come noi non sei un socialista”

Nel suo sfogo l’ex vicepresidente socialista, portando l’esempio della Conferenza cantonale del 2017, spiega come sulla riforma fisco-sociale “volarono insulti personali nei confronti di alcuni compagni e compagne, rei e ree di non condividere un pensiero secondo alcuni sufficientemente di sinistra. In questi due anni di vicepresidenza a più riprese ho subito il peso del mono-pensiero: ‘se non la pensi come noi non sei un socialista’”.

“Su molti temi ho evitato di esprimere la mia opinione”

Roncelli spiega di essere diventato “un lobbista delle aziende di carburanti” quando ha provato ad esprimere la necessità di un sostegno a imprese e famiglie per il rincaro dei costi dell’energia, o ancora, di essere stato definito “una persona inutile per la società” quando ha portato un’opinione diversa sulle candidature alla lista per il Consiglio di Stato. Da qui, “per non farsi linciare nei gremi interni o sui social media”, la decisione di “evitare di esprimere la propria opinione su alcuni temi”. L’ex membro di direzione spiega di aver preferito tacere su alcuni temi, come l’iniziativa contro l’allevamento intensivo, alla quale era contrario, così come all’utilizzo degli utili della BNS per finanziare l’AVS.

All’interno del PS c’è spazio per le opinioni di tutti?

Per Roncelli no. “In un Cantone di 350'000 abitanti con emissioni pro capite di CO2 basse rispetto alle altre economie avanzate, ma con salari inferiori e con una disoccupazione sopra la media nazionale la priorità è l’ambiente o una sana crescita economica? Possiamo porre questioni politiche come questa senza essere tacciati di appartenere a un altro partito o senza essere invitati ad andarcene? La risposta, purtroppo, è no”, scrive l’ex vicepresidente socialista.

 

 

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