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Quadri e Verda Chiocchetti sulla destituzione: "Una decisione che gronda di interesse personale"
©Gabriele Putzu
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Redazione
24 giorni fa
Emergono nuovi dettagli sul ricorso inoltrato da Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, i due giudici del Tribunale penale cantonale, contro la destituzione decisa nei loro confronti dal Consiglio della magistratura.

Il 10 dicembre il Consiglio della magistratura (Cdm) ha destituito con effetto immediato i giudici del Tribunale penale cantonale Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti per aver denunciato per il reato di pornografia il Presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani. Il 19 dello stesso mese è stato presentato il ricorso con cui l'avvocato Marco Broggini, patrocinatore dei giudici destituiti, ha impugnato la decisione del Consiglio della Magistratura e chiesto l'effetto sospensivo. Sono queste le ultime due date da segnare sul calendario in quella che è ormai nota come vicenda del "Caos in magistratura". E oggi, come si legge su LiberaTv e LaRegione, emergono nuovi dettagli per quanto riguarda il contenuto delle oltre 30 pagine del ricorso, soprattutto per quanto riguarda il pensiero che Quadri e Verda Chiocchetti hanno del lavoro svolto dal Consiglio della magistratura e degli interrogativi che solleva.

"Una decisione che gronda di interesse personale"

Dopo aver ripercorso cronologicamente i fatti, ricostruendo così tutta la vicenda che verte attorno al clima che si respira all'interno del Tribunale penale cantonale, soprattutto per quanto riguarda i casi di presunte molestie tra collaboratrici, veniamo alla segnalazione per "il possibile reato di pornografia" da parte del giudice Mauro Ermani, ovvero alla fotografia che ritrae due falli giganti in erezione con la scritta "Ufficio penale" inviata dallo stesso giudice alla segretaria presunta vittima di mobbing, i due ricorrenti - ricordiamo destituiti dal Cdm perché "hanno gravemente violato i loro doveri di magistrato per aver denunciato Ermani per pornografia, un reato che sapevano non sussistere" - affermano che "sono inspiegabili ragionamenti tanto illogici e arbitrari come quello secondo cui segnalare - avendo l'obbligo di farlo - un fatto vero e accertato (ossia l’invio della già citata fotografia) in realtà nasconderebbe l’intento di: 'Sporge[re] denunce infondate e [...] cerca[re] in mala fede di indurre le autorità a interpretare fatti che nulla hanno di penale’". Ma per Quadri e Verda Chiocchetti "tutto diventa molto più chiaro se si considera che l’obbligo di denuncia a cui erano sottoposti i giudici destituiti toccava anche i membri magistrati del Consiglio della magistratura come il Presidente, Giudice Damiano Stefani e, ancor di più, il Procuratore generale sostituto Andrea Maria Balerna, ambedue in possesso ufficialmente della fotografia da giugno 2024, ossia da quando la segretaria presunta vittima di mobbing gliel’ha mandata". Insomma, secondo i ricorrenti "per smarcarsi da ogni rimprovero derivante dalla violazione dell’obbligo di denuncia (fra cui spicca la possibile accusa di favoreggiamento), era necessario destituire i due giudici del Tribunale penale cantonale proprio per aver denunciato il Giudice Mauro Ermani del reato di pornografia soft". Solo così, si legge ancora, "il Consiglio della magistratura avrebbe avuto la certezza di mettere al sicuro i propri membri magistrati che erano tenuti a denunciare, ma che non l’hanno fatto. Solo così si spiega perché il Presidente Damiano Stefani ha mentito a Rete 1 il 20 agosto 2024, sostenendo di essere entrato ufficialmente in possesso della fotografia (pornografica) raffigurante 'due falli e una donna seduta in mezzo' solo in agosto 2024, quando in realtà ne era venuto a conoscenza prima, ossia a giugno 2024. Questa decisione di destituzione è frutto di accanimento e gronda di interesse personale di coloro che l’hanno adottata”.

Una vicenda intricata

L'intera vicenda è complessa e si inserisce nel clima teso a Palazzo di Giustizia. Il tutto è partito in aprile da un presunto caso di mobbing subìto da una segretaria da parte di una collega. La questione è stata segnalata al Tribunale d’appello da Quadri e Verda Chiocchetti, che hanno anche riferito di un difficile ambiente lavorativo riconducibile al presidente Ermani e ai colleghi Marco Villa Amos Pagnamenta. L’incarto è finito alla Sezione risorse umane del Cantone, sfociando in una segnalazione a carico di Ermani al Consiglio della Magistratura (il Governo ha poi dato mandato all’avvocato Maria Galliani di condurre gli accertamenti sul caso di mobbing tra segretarie, che non è stato ravvisato dalla Commissione amministrativa del Tribunale d'appello sulla base degli accertamenti svolti da Galliani ). Ermani, Villa e Pagnamenta avevano a loro volta segnalato Quadri e Verda Chiocchetti, i quali avevano denunciato i tre colleghi per diffamazione e segnalato Ermani per pornografia per l’invio, nel 2023, di una foto che ritrae una donna seduta in mezzo a due peni giganti di plastica con la scritta "Ufficio penale" alla segretaria presunta vittima di mobbing. Un'immagine che per il procuratore pubblico straordinario Franco Passini, nominato dal Consiglio di Stato lo scorso 14 agosto per far luce sulla vicenda, non costituisce il reato di pornografia, motivo per cui, a settembre, ha emesso un decreto di non luogo a procedere. Anche sui reati per diffamazione il pp straordinario, lo scorso ottobre, è giunto alla conclusione che non sussistono i presupposti dei reati ipotizzati, emanando un decreto di non luogo a procedere. Il dieci dicembre, come scritto, il Consiglio della Magistratura si è quindi riunito sul caso: per l'organo di vigilanza Quadri e Verda Chiocchetti sapevano che l'immagine non costituiva il reato di pornografia e hanno quindi gravemente violato i loro doveri di magistrato. Da qui la decisione di destituirli. Nove giorni dopo, il diciannove, il ricorso.