Hubert Zistler è un volontario dello Speleo soccorso svizzero ed è stato capo intervento delle operazioni di recupero dell’uomo deceduto durante un’immersione all’interno della grotta della sorgente del fiume Brenno. Sabato la squadra di 10 sub ha recuperato il corpo dell’uomo a una profondità di oltre 40 metri e a circa 200 metri dall’entrata della grotta. Un’operazione resa ancora più difficile dal fattore emotivo. “In Svizzera ci sono massimo 30 persone che praticano l’esplorazione in speleosubacquea, quindi anche i soccorritori intervenuti – almeno 10 sui 14 totali – lo conoscevano personalmente. Però in queste situazioni bisogna mettersi in modalità intervento professionale, al fine di operare con la mente lucida. Poi una volta finito il tutto si possono fare uscire le emozioni”.
Una grotta conosciuta
Quella grotta era ben conosciuta soprattutto alla vittima. “Lui era sicuramente preparato ed esperto, e ha pure contribuito personalmente nell’esplorare quella grotta. Era una persona molto brava, nonché un fratello per noi”. Un fratello con il quale si erano immersi più volte in quella incredibile luogo in cima alla valle del sole. “Quando qualcuno si reca in Valle di Blenio può trovare questa grotta che costeggia il fiume e sembra quasi una buca lettere per via della spaccatura da cui esce l’acqua. Per uno speleologo si tratta quindi di un luogo molto interessante e stuzzicante. Non si può inoltre entrare con le bombole sulla schiena perché non ci passano, ma sono montate lateralmente. Dentro poi si apre un po’, ma ci sono comunque numerose strettoie”.
Perché praticare attività simili
Cosa spinge un essere umano a praticare un’attività almeno apparentemente così rischiosa? “La curiosità è sicuramente l’elemento centrale. La curiosità umana sembra non avere limiti. Senza non saremmo mai arrivati sulla Luna o sulla cima dell’Everest. In questo caso l’interesse è la fonte dell’acqua e il suo percorso, anche per proteggere una sorgente. E per farlo bisogna sapere dove passa. Hubert Zistler è convinto: nemmeno questo drammatico incidente capitato a un fratello porterà lui e i colleghi ad abbandonare questa passione. “È una passione e non si perdono facilmente. Purtroppo il fatto che ci possano essere delle vittime è da mettere in conto nella speleologia, cosî come nell’alpinismo e nello sci. Un incidente serve sempre ad imparare. Uno speleologo può infatti imparare dagli errori dei colleghi e migliorare. Negli anni passati gli incidenti di questo tipo erano molto frequenti. Negli ultimi anni sono diminuiti, l’ultimo risaliva al 2016”.