All’indomani della dura presa di posizione dei comuni del Luganese sulla riforma di polizia, oggi anche la città di Bellinzona difende l’attuale sistema. Ma il consigliere di Stato Norman Gobbi rispedisce le critiche al mittente. “Questa sovra-reazione dei Comuni del Luganese mi sorprende, perché si sono espressi su qualcosa che non è per niente consolidato o avallato politicamente”. Una fuga in avanti incomprensibile. Così appare agli occhi del consigliere di Stato Norman Gobbi la dura presa di posizione giunta ieri dalle rive del Ceresio su “Polizia ticinese”. Il progetto in corso da anni per riorganizzare i compiti tra Cantonale e comunali che, secondo i comuni del Luganese, li priva totalmente della loro autonomia. In avanti, sì, perché la riforma è ancora in elaborazione e proprio domani il tema sarà, tra le altre cose, discusso dalle polizie riunite a Mendrisio.
Gobbi: “Un rimprovero molto pretestuoso”
Per Gobbi “rimproverare il Cantone per il fatto che vuole fare qualcosa mi sembra da un lato davvero molto pretestuoso, dall’altro lato significa che i Comuni sono un po’ nervosi. E questo mi dispiace, perché abbiamo sempre voluto lavorare assieme. Sia nel gruppo di lavoro sia in questa fase di condivisione”. Il direttore del DI ha poi proseguito spiegandoci che una volta consolidato il rapporto “questo verrà comunque nuovamente messo in consultazione, proprio per avere una partecipazione attiva e costruttiva da parte dei Comuni”.
Minotti: "L'attuale sistema funziona bene"
Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Oggi in Ticino esistono sette corpi di cosiddetti Comuni Polo. Alcuni di questi sono provvisti anche di corpi strutturati al loro interno, ovvero con almeno 15 agenti e un comandante. La maggior parte di queste polizie comunali si trova sotto Lugano e l’intera regione ha fatto sentire il proprio diniego, visto che il sistema potrebbe per l’appunto essere rivisito in fase di riforma. Da Bellinzona, dove non ci sono corpi strutturati ma convenzioni coi Comuni vicini, la reazione è più pacata. Anche il capodicastero sicurezza Mauro Minotti è però perentorio: l’attuale sistema, dice, funziona bene. “Abbiamo anche quattro Comuni non aggregati, con i quali ci sentiamo e incontriamo spesso. C’è soddisfazione sul nostro operato, la cui convenzione è appena stata aggiornata e riconfermata da tutti e quattro. Questo significa che il nostro operato è apprezzato e c’è soddisfazione per quello che facciamo”.
"I Comuni si sparerebbero nei piedi"
Minotti sposa però l’obiettivo della riforma, cioè ottimizzare le risorse ed evitare doppioni, avere un’interventistica H24 più complessa alla Cantonale nonché la prossimità alle comunali. “Più che altro anche per migliorare le sinergie ed essere più razionali. Ma a parte questo sono convinto che le cose vanno bene”. Da Gobbi, sulla suddivisione dei compiti, anche un avvertimento. “Spero che questo non venga messo in discussione, perché significherebbe mantenere uno status quo che è inefficiente. Quindi i comuni si sparerebbero nei piedi, perché rimanendo inefficienti la soluzione è quindi quella della polizia unica”.
Rischio di una polizia di serie A e una di serie B?
Ma con questa ipotetica suddivisione dei compiti, non si rischieranno una polizia di serie A e una di serie B? “Questo non significa essere di serie B, bensì essere davvero a presidio del proprio territorio, ma anche riconoscere i problemi di carattere sociale e identificare, ad esempio, anziani in difficoltà così come presenze o attività illegali sul territorio”, ha concluso Gobbi.