Indignazione e rabbia. Questi i sentimenti del collettivo femminista “Io l’8 ogni giorno” dopo i fatti violenti di Lugano dell’8 marzo che hanno visto coinvolti i molinari e gli agenti della polizia. “Di fronte a una cinquantina di manifestanti la città di Lugano ha schierato decine di poliziotti in tenuta antisommossa, con l’intento evidente di provocare e arrivare alla situazione di disordini che poi si è puntualmente verificata”, spiegano nella nota stampa. “Una situazione inaccettabile e che va combattuta rivendicando con convinzione il diritto di manifestare di tutti e tutte, senza dover temere la repressione della polizia”, tuona il collettivo.
Secondo il collettivo appare chiaro l’obiettivo “di questa repressione e aggressione nei confronti di giovani uomini e donne”. L’unico scopo era “quello di delegittimare l’esperienza dell’autogestione presente in città dal 1996”. Nella stessa serata di lunedì tutti “si sono affrettati a sostenere che era giunto il momento di chiudere definitivamente la questione della presenza dei molinari all’ex Macello, tacciati di essere facinorosi e provocatori”. In pochi minuti si è voluto “quindi cancellare con un colpo di manganello un’esperienza che caratterizza la città da ormai venticinque anni e che rappresenta un luogo di aggregazione, di cultura alternativa e di solidarietà”.
Quanto successo a Lugano “è solo un esempio di come nel nostro paese il diritto di manifestare sia ancora tutto da conquistare”. Sabato scorso, ricorda il collettivo, a Zurigo una manifestazione femminista “totalmente pacifica è stata violentemente caricata e poi dispersa senza nessuna motivazione dalla polizia presente in forze”.
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