
“Salari giusti e servizi pubblici. Nessuna frontiera per i diritti”. Questo lo slogan che aprirà il corteo del 1° maggio dell’Unione sindacale svizzera, a Bellinzona. “Sono tre temi fondamentali per il nostro lavoro, come sindacati, come Federazione sindacale, ovvero salari giusti, servizio pubblico e nessuna frontiera per i diritti”, ci spiega Renato Minoli, presidente USS Ticino e Moesa. Salari giusti significa “ridare quel potere d'acquisto, che in questi ultimi anni è stato eroso da moltissime cose, dai premi delle casse malati in primis”.
Servizio pubblico a rischio
Una rivendicazione sindacale classica, dunque. Rispetto al passato, quest’anno l’accento viene però messo maggiormente sul tema dei servizi pubblici. ‘È in corso il loro smantellamento’, tuonano i sindacati. In quest’ultimo anno nel mirino sono infatti finiti soprattutto uffici postali e radiotelevisione. Un attacco consapevole, sostiene sempre Minoli. “il servizio pubblico va a beneficio di tutti, mentre un servizio finalizzato unicamente al profitto “va soltanto a beneficio di quella cerchia di persone che hanno la possibilità di pagarsi questi servizi, quando invece dovrebbe essere l'ente pubblico, il Comune, lo Stato e la Confederazione a offrire certi servizi, che una volta erano scontati”. Il servizio pubblico corre anche sui binari. Nella galassia delle Ferrovie federali, a soffrire è soprattutto FFS Cargo. Un’unità da sempre in crisi, osserva Thomas Giedemann, segretario sindacale SEV. “Questa situazione ha indotto la direzione di FFS Cargo a riproporre un ennesima riorganizzazione dal nome altisonante ‘Genesis’. Anche se si potrebbe pensare a una rinascita si tratta in realtà dell'ennesimo smantellamento di posti di lavoro e del servizio pubblico per i clienti”. Anche il Ticino, dunque, rischia di essere toccato in maniera incisiva da queste riorganizzazioni.
Questione frontiera
Salari, servizio pubblico, ma anche frontiera. “Questa ha un impatto enorme sul mercato del lavoro ticinese”, afferma Giangiorgio Gargantini, segretario regionale UNIA. “Un terzo delle lavoratrici e dei lavoratori sul nostro territorio la valicano ogni giorno. Il 1° maggio sfileremo quindi uniti, indipendentemente dal sesso, dall’origine e dal luogo di residenza, perché i lavoratori e le lavoratrici sono consapevoli del fatto che se noi non manteniamo l'unità tra di noi ci indeboliamo favorendo chi vuole dividerci e indebolirci”. Oltre la frontiera c’è l’Italia, ma c’è anche l’Unione europea. I nuovi bilaterali Svizzera-UE devono ancora compiere diversi passi, ma per i sindacati, il nodo della protezione dei salari rimane. “Questi accordi hanno indebolito la protezione dei salari, ed è il Consiglio federale stesso a riconoscerlo. Motivo per cui ha presentato un pacchetto di misure di accompagnamento, alcune delle quali vanno evidentemente nella direzione giusta. Saranno presentati ufficialmente durante l'estate e a quel punto valuteremo, perché per l'USS Ticino è importante che la protezione dei salari e delle condizioni di lavoro non mantenga lo status quo attuale, ma migliori. La situazione in Ticino oggi non è infatti buona, ed è addirittura peggiorata negli ultimi anni”.