Ticino
"Sfruttamento allo stato puro"
Redazione
10 anni fa
UNIA denuncia un nuovo grave caso di degrado sul lavoro: 800 franchi al mese per 45,5 ore la settimana

“Il caso che andiamo a presentare non necessita di grandi commenti: sfruttamento allo stato puro”. È quanto si legge sul sito denunciamoli.ch del sindacato UNIA, che ha pubblicato un nuovo caso di degrado nel mondo del lavoro. 

La ditta in questione riguarda una concessionaria d’auto, ubicata a Tenero-Contra, che vende anche auto d’occasione e possiede un’officina di riparazione.

Per incrementare il margine di profitto i titolari della ditta hanno proposto a un nuovo dipendente, assunto come venditore di automobili, un contratto che prevede un tempo d’impiego al 100%, che comprende 45,5 ore alla settimana da lunedì al sabato a mezzogiorno. La retribuzione si compone di un salario fisso e delle provvigioni realizzate dal venditore. Si parla di un salario di 800 franchi lordi per 12 mensilità.

“Un salario fisso praticamente inesistene” commenta UNIA, “che permetteva alla società di pagare dei contributi sociali irrisori e, naturalmente, di sottrarsi al pagamento della provvidenza professionale, dal momento in cui vi sottostanno solo i salari superiori ai 21mila franchi lordi”.

Per quanto riguarda le provvigioni il contratto prevedeva 100 franchi per ogni leasing stipulato, 100 franchi per ogni assicurazione fatta, 300 franchi per ogni auto d’occasione venduta e dai 100 ai 300 franchi per ogni auto nuova venduta (cifra che varia a seconda del modello).

Se si prende come riferimento un salario di 4000 franchi lordi, significa che il venditore in questione avrebbe dovuto come minimo vendere ogni mese circa 10-15 vetture oppure stipulare almeno 32 leasing o ancora 32 assicurazioni.

“In sostanza, più che un venditore, il nostro lavoratore avrebbe dovuto essere un mago” commenta il sindacato. “Infatti, il salario netto (fisso e provvigioni) incassato dal nostro venditore fluttuava da un minimo di 1000 a un massimo di 2000 franchi al mese. Inoltre, alcune volte, il salario è pure stato versato in ritardo e nessuna busta paga è mai stata fornita al diretto interessato!

Il finale di questa triste storia è facilmente prevedibile, conclude il sindacato. "Il nostro lavoratore, dopo aver richiesto per iscritto un adeguamento del salario fisso proporzionalmente a una prestazione lavorativa pari al 100%, si è visto costretto a rescindere il contratto e a ricorrere alla disoccupazione. Naturalmente, le indennità disoccupazione rifletteranno il salario infame imposto al venditore. E quest’ultimo, giova ricordarlo, era comunque a disposizione della società, 5,5 giorni e mezzo, 45,5 ore la settimana, anche quando non riusciva a vendere auto o polizze assicurative, sicuramente occupato in altre mansioni… Un caso emblematico che ripropone la necessità di salari minimi imposti per legge. Al di là da quello che è stato il responso delle urne".

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