Ticino
Sì all'acquisto dello stabile EFG, ma l'ultima parola spetta al popolo
©Chiara Zocchetti
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Redazione
7 mesi fa
Il Gran Consiglio ha dato luce verde al credito da 76 milioni per comperare lo stabile dover sorgerà la cittadella della giustizia. È stato però approvato anche il referendum finanziario obbligatorio. Si andrà dunque alle urne.

54 sì, 26 no e un astenuto. Il Gran Consiglio ha detto sì all'acquisto dello stabile EFG, dover sorgerà la cittadella della giustizia. Il credito ammonta a 76 milioni, a cui se ne aggiungeranno altri 6,44 per la ristrutturazione dello stabile. L'operazione complessiva tuttavia (sono previsti interventi anche al Palazzo di giustizia e nell'edificio di via Bossi con specifici messaggi governativi e relativi crediti) dovrebbe costare complessivamente oltre 200 milioni di franchi. La maggioranza del Parlamento ha accolto il rapporto di maggioranza, mentre sono stati bocciati gli emendamenti di UDC e Verdi, che chiedevano di ridurre il prezzo e altri risparmi.

Il popolo chiamato alle urne

I deputati hanno anche votato sulla referendabilità obbligatoria, che è stata accolta con 28 voti favorevoli (ne occorrevano 25), 40 contrari e zero astenuti. Sarà dunque il popolo ad avere l'ultima parola. A favore si sono espressi UDC, Verdi, Avanti con Ticino & Lavoro e alcuni deputati de il Centro, PS e PLR. 

I favorevoli all'acquisto

Durante il dibattito i favorevoli hanno sottolineato la necessità di acquistare lo stabile visto che quello attuale è fatiscente. Il relatore di maggioranza Michele Guerra (Lega) lo ha paragonato ad un inferno dantesco: "È una fine che mi ha fatto pensare all'ultimo canto dell'inferno dantesco, dove Dante incontra Lucifero, re dell'inferno, che è imprigionato in un lago ghiacciato. Così come Lucifero, anche il nostro palazzo decadente è imprigionato in un lago che ogni tanto si ribella e invade gli spazi. Così come Lucifero, anche il nostro palazzo avrebbe bisogno di una demolizione e di una ricostruzione per tornare possibilmente come un angelo non decaduto a volare in alto". Il co-relatore Matteo Quadranti (PLR) ha sottolineato la mancanza di alternative: "Non sono emerse altre soluzioni nel frattempo. È il momento di dar seguito a questo investimento, dando spero soddisfazione alle prossime generazioni di magistrati, poliziotti e funzionari che lavoreranno in quegli stabili".

I contrari

I contrari hanno invece sollevato diversi problemi, come per esempio la concentrazione della magistratura in un unico stabile, l'accentramento a Lugano e soprattutto i costi ritenuti proibitivi. "Un edificio figlio della piazza finanziaria degli anni '80, che non badava a spese per ostentare lo sfarzo e non badava neppure agli alti costi energetici di gestione, è semplicemente inopportuno", ha sottolineato Samantha Bourgoin (Verdi), relatrice del rapporto di minoranza. "Basti notare che il costo di gestione e manutenzione ordinaria dello stabile è di 2,7 milioni all'anno. Questo significa che nel giro di 10 anni spenderemo 27 milioni, nel giro di 30 anni, 81 milioni, ossia più del valore dell'acquisto dello stabile. In un periodo in cui chiediamo ai cittadini di essere responsabili e di tirare la cinghia, non possiamo giocare con le finanze pubbliche, neanche se si tratta di investimenti generazionali e a favore del terzo potere dello Stato".

Dal canto suo l'UDC non ha mai fatto mistero di voler chiamare il popolo ad esprimersi su questo tema attraverso il referendum finanziario (approvato appunto dal plenum) o raccogliendo le firme. "Era dai tempi del famoso appalto per l'inceneritore di Giubiasco che non assistevamo a un lobbismo così forte, insistente, mediatico e multiforme", ha evidenziato Sergio Morisoli (UDC). "Ma la cosa che disturba di più è il pensiero che sta a valle di questo lobbismo e che sottilmente viene imposto: guai a dissociarsi. Siccome l'oggetto del desiderio è montato a questo livello, tanto vale che sia l'intera popolazione a potersi esprimere attraverso un referendum. Sarebbe un'occasione d'oro per convincere tutti della bontà dell'affare".