
Sette anni e mezzo di carcere è una richiesta troppo alta per la difesa. Ecco allora la proposta odierna: massimo 5 anni di reclusione e sì al trattamento ambulatoriale, che l'imputato si è detto disposto a svolgere. Sono questi gli ultimi sviluppi del processo che vede come imputato l'oggi 51enne che il 7 agosto 2022 sparò al figlio, ad Agno, ferendolo gravemente. Come emerso ieri, il sostituto procuratore generale Moreno Capella ha rivisto al ribasso l'accusa principale, passando da tentato assassinio a tentato omicidio intenzionale.
L'arringa della difesa
L'avvocato Letizia Vezzoni, che rappresenta l'imputato 51enne, ha subito precisato all'inizio della sua arringa di non voler cercare giustificazioni di quanto successo nell'estate del 2022, indubbiamente grave. “Non parliamo - ha detto - di un figlio perfetto né di un padre modello, ma di un rapporto complicato”. L'avvocato ha poi raccontato in ordine cronologico il vissuto dei due, tra i problemi scolastici del figlio e le sue scorribande, che facevano impazzire il padre, ma anche e soprattutto la droga. Droga che i due consumavano, anche insieme. E poi un crescendo di violenza: tra spintoni, calci e pugni, che i due si sono scambiati nel corso del tempo.
L’episodio del furto ai danni della nonna
Si arriva quindi all'episodio del furto del ragazzo alla nonna. 50mila franchi, mai ritrovati. Un fatto che il padre non ha retto. In Aula, infatti, la difesa ha posto l'accento sulla sofferenza della nonna. Non tanto per il furto in sè, ma più per il fatto che ad averlo commesso fosse stato il nipote. Un furto, insomma, che scosse tutti, ma soprattutto il padre - esasperato secondo la difesa da tutta la situazione - e che decise di impugnare il fucile e sparare a suo figlio, ferendolo gravemente. Due colpi, di cui uno andato a segno.
“L’intenzione non era di aprire il fuoco per uccidere”
L'imputato, un cittadino svizzero, ha però sostenuto che gli spari partirono accidentalmente. E la difesa oggi ha sottolineato come non fosse sua intenzione aprire il fuoco per uccidere, al contrario di quanto sostiene la pubblica accusa. Lo stato emotivo dell'imputato al momento dei fatti, è stato ancora detto, va tenuto in considerazione, così come la collaborazione dell'uomo durante l'inchiesta e il suo accresciuto senso di colpa, sia per i fatti di Agno, sia per gli altri reati legati alla droga e alle armi. Oggi l'imputato - è stato precisato dall'avvocato difensore - è cambiato. Infine, l'uomo ha voluto scusarsi per quanto successo. La sentenza della vicenda è attesa alle 17.