
I take-away non possono avere tavolini all’interno o all’esterno sui quali consumare quanto acquistato nel posto. Questo quanto dice la legge. In fondo, se si chiamano take-away, ovvero “porta via”, ci sarà un motivo.Questa legge tuttavia sembra non essere gradita a molti di questi luoghi che non sono propriamente dei ristoranti e quindi non potrebbero offrire posti a sedere. Molti però coloro che trasgrediscono. Secondo quanto riferisce il Corriere del Ticino citando la Polizia comunale, sarebbero addirittura 25 su 30 nella sola Lugano.L’ultimo a fare le spese di questa normativa è il “Sushi il Clandestino” di Corso Elvezia a Lugano che si è visto recapitare la lettera del Cantone, con la quale si intima la rimozione di tavoli e sedie dal suo locale. “Vedrò come reagisce la clientela” ha detto Marco Sassi, titolare del take-away “ho deciso di darmi sessanta giorni di tempo. Se non riuscirò a coprire le spese dovrò chiudere”.Ma perché questo accanimento verso i piccoli punti di ristoro? Ricordiamo che anche molti “kebabbari” sono nella stessa situazione. La legge impone che, in presenza di posti a sedere si richiede un permesso apposito, la presenza della toilette e il pagamento dell’IVA del 7,6% contro il 2,4% pagato da questo tipo di attività, che vengono parificati ai negozi di alimentari.In sintesi quello che Sassi rimprovera all’autorità è il non aver percepito il cambiamento di abitudini della società “Nel mio locale vengono a mangiare tutti, dal magistrato, all’avvocato, al funzionario di banca ma anche la casalinga e lo studente. Siamo la risposta più vicina alla realtà di un modo di vivere sempre più stressato”.
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