Shopping online
Temu, un nuovo gigante dalla Cina: ci si può fidare?
Foto Shutterstock
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Redazione
4 mesi fa
Ticinonews si è recata negli uffici dell'Associazione dei consumatori della Svizzera italiana per raccogliere consigli e spiegazioni sullo shopping da oltreoceano.

"Prodotti scadenti, pubblicità aggressiva, dannosa per l'ambiente": la NZZ ha definito così Temu, l'ultimo degli shop online che è spopolato anche in occidente. Ticinonews ha approfondito la questione con l'Associazione dei consumatori della Svizzera italiana Acsi. 

Un gigante dell'e-commerce

6 spot durante il Super Bowl, al prezzo di 7 milioni di dollari per ogni 30 secondi trasmessi: è questo il potere dell'azienda fondata da Colin Dwang, che ad oggi dispone di un patrimonio stimato a 48.5 miliardi di dollari. Il calcolo è presto fatto: l'azienda può permettersi di investire 50 milioni di dollari in una sera per migliorare la sua posizione nel mercato statunitense. 

Solo l'ultimo di una serie di shop, con uno stock "sconfinato"

Temu è l'ultimo di una serie di shop online che sono partiti "alla conquista" dei mercati occidentali. Negli scorsi anni abbiamo imparato a conoscere Wish o Shein, e la piattaforma arancione, inizialmente sito di vendita di prodotto per l'agricoltura, si pone sulla scia di questi altri mercati online. A differenza di Shein, tuttavia, Temu non si concentra solo sulla moda, ma su un ventaglio sconfinato: sul sito sono presenti oltre 29 categorie di prodotti, con una serie interminabile di sotto-categorie. Tra le varie proposte si trova, per esempio, una giacca a vento venduta al prezzo "stracciato" di 31 franchi. 

I consigli dell'Acsi

Ivan Campari, redattore responsabile dell'Acsi, ha risposto alle domande di Ticinonews.

Il cliente che acquista online è tutelato? 
"Molti consumatori sono convinti che valgano le leggi svizzere o europee e invece non è necessariamente così; se si compra da una piattaforma cinese valgono per lo più le leggi cinesi, quindi tendenzialmente non si ha diritto di rendere la merce. Anche le aspettative sulla qualità possono rimanere deluse e questo non dà diritto a cambiare idea".

Chi può agire per proteggere il cliente? 
"Il consumatore da questo punto di vista non ha molto margine, nel senso che andando su queste piattaforme è come se accettasse il rischio che la merce possa essere di qualità inferiore o che arrivi difettosa. Bisognerebbe farsi delle domande laddove gli standard anche minimi a livello ambientale o di diritti dei lavoratori non sono rispettati, e se non siamo di fronte ad una concorrenza sleale. In questo senso sta allo Stato mettere un quadro in modo che la concorrenza rimanga leale".

Quali sono i tranelli più frequenti? 
"In generale non bisogna mai farsi influenzare troppo dagli sconti o dalle offerte, perché vengono sempre presentati come qualcosa di più incredibile rispetto a ciò che sono. Spesso questi sconti non sono così mirabolanti come sembrano. Anche se ci sono delle regole, frequentemente non vengono rispettate, e questo senza bisogno di andare a guardare in Cina; anche in Svizzera ci sono tantissimi finti sconti, molte aziende anche attive nel nostro Paese praticano costantemente finti sconti. Non bisogna credere che un prodotto è quasi esaurito solo perché c'è scritto, e quindi se non lo si compra immediatamente non ci sarà più. Non c'è alcun modo di sapere se queste affermazioni sono vere".

C’è il rischio di acquistare prodotti nocivi? 
"Per quanto concerne i prodotti sensibili, che possono presentare dei rischi per la salute, il mio consiglio è di non acquistare online, soprattutto da negozi con cui non si può interagire o è difficile andare a verificare la provenienza e gli standard applicati durante la produzione. È preferibile puntare a delle alternative dove si ha maggiore certezza".

La protezione dei dati è salvaguardata?
"Il tema della privacy e della protezione dei dati è un tema che riguarda la nostra navigazione in internet. Tutto ciò che facciamo è prezioso e le aziende cercano di raccogliere più informazioni possibili. Il mio consiglio è quello di dare e lasciare meno informazioni possibile. Bisogna cercare di tutelarsi, per esempio non accettando i cookies quando c'è l'opzione di non farlo, ma anche cercando di lasciare meno tracce possibili".