
La pubblicazione di un piccolo libro, intitolato “Confessioni di un conservatore”, è stato il pretesto per una conversazione a tutto tondo con l'avvocato Tito Tettamanti, con cui abbiamo fatto un viaggio nell’attualità, da Trump all’Europa, a temi prettamente elvetici.
"Confessioni di un conservatore". È il titolo di un libro che ha realizzato per fare un omaggio ad amici e conoscenti. Che cosa vuol dire essere conservatori oggi?
“Vuol dire che non si può abbandonare la tradizione, come si tenta di fare oggi. Vuol dire che la storia ha la sua ragione, che la politica è innanzitutto cultura e non offerta di imbonimenti agli elettori, anche se senza il voto degli elettori non si va lontano. C’è un modo di essere conservatori molto più diffuso di quanto si pensi. Le reazioni che ho avuto da amici sono infatti state molto positive. Vuol dire forse che abbiamo sbagliato ad abbandonare certi capisaldi della borghesia. Io sono prevenuto, perché sono figlio di un mondo piccolo borghese e sono lieto di essere stato allevato così. Abbiamo abbandonato determinati valori, come la passione per il lavoro, la parsimonia, lo stesso concetto di famiglia. La famiglia patriarcale di un tempo aveva sì i suoi errori e limiti, però era un'ancora e ora si sta distruggendo”.
Cosa pensa di Donald Trump? È un conservatore?
“No. Già nel 2016 avevo detto che non avrei potuto votarlo perché è l'espressione di quel mondo di immobiliaristi di New York che ho conosciuto negli anni 80: sono volgari, prepotenti, aggressivi. Quando perdono i soldi, li perde la banca; quando li guadagnano, appartengono a loro. Detto questo, è da sciocchi contestare ad un Trump, con tutti i suoi difetti, una certa genialità e un certo intuito politico. È riuscito a farsi rieleggere. I suoi elettori non sono quelli che hanno votato lui, ma sono quelli che hanno obbligato a votare con lui: la sinistra wokeista del partito democratico, cioè quelli che in California hanno ridotto San Francisco ad una città non più abitabile (…). Trump ha una sua genialità politica e il suo modo di fare è quello dell'immobiliarista. Lui chiede 100 per avere 20. Lui prova, se tu cedi, l'affare si fa. Se tu non cedi, discute. Da un lato non dovremmo averne così timore. Evidentemente è preoccupante che un paese come l'America sia retto da un personaggio che ha i suoi limiti”.
È un pericolo per la democrazia, secondo lei?
“No, non esageriamo. Si dà subito del fascista. Ci sono dei paletti in America, che hanno resistito anche nel primo quadriennio. Ci sono dei giudici, degli stati federali che sono democratici. Ci sono perfino dei repubblicani che non vanno d'accordo con lui. Ci sono dei forti poteri. È un po' come succede con i partiti che chiamano di destra, che io chiamerei piuttosto di protesta. Non si vogliono lasciare partecipare al governo perché sono fascisti. Calma, il fascismo è passato. Non si vogliono lasciare passare al potere perché non si vuol cedere uno spazio a decine di milioni di elettori, che votano contro i governi attuali e che dovremmo recuperare. Sono l'espressione del fallimento dei regimi centro sinistra europei degli ultimi 20 anni”.
In queste ore sta facendo discutere il caso in cui il governo degli USA ha condiviso per errore una chat con il direttore di Atlantic. All'interno c'è un messaggio del vice presidente Vance che dice "non sopporto salvare di nuovo l'Europa". E gli fa eco in questa chat il segretario alla difesa, dicendo "condivido pienamente il tuo odio per il parassita europeo". L'Europa dovrà fare a meno degli USA?
“Certe imprudenze, certi inciampi, sono tipici di gente che non ha l'esperienza di governo. Detto questo, è vero che siamo stati dei parassiti, per esempio con la NATO. Durante la guerra fredda l'America aveva interesse a proteggerci a spese sue, oggi perché lo deve fare? E poi magari parliamo male dell'America. Bisogna muoversi e negoziare con questa gente, ma per esporre bisogna avere l'abilità e l'autorevolezza di una signora Thatcher, che influenzava Reagan. È questo il problema: oggi non abbiamo più una Thatcher”.
In questo contesto, la Svizzera come la vede?
“La Svizzera può galleggiare come ha galleggiato anche in passato, a condizione di avere degli uomini abili e che difendano le caratteristiche e la situazione particolare della Svizzera. Potrà costarci, ma la Svizzera è l'unico Stato di democrazia diretta o semi diretta. Non ce n'è un altro. Per questo sono contro certi accordi con l'UE, perché siamo due istituzioni diverse. Una è top down, burocratica, centralizzata. Noi siamo down up, democratica, con la gente che va a votare ogni due o tre mesi. E che impedisce ai politici di fare certe stupidaggini, perché sanno che c'è il popolo che vota”.