Sicurezza alimentare
Ticino precursore nella lotta alla mastite bovina
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Laura Milani
6 ore fa
Presentati i risultati di un progetto pilota per sradicare la malattia infettiva: in 21 mesi niente più capi infetti e riduzione dell'uso di antibiotici.

Dal 37% di aziende infette nel 2017, quando è partito il progetto pilota cantonale, a nessun capo positivo 21 mesi dopo e nemmeno nel 2024, a monitoraggio concluso. La lotta alla mastite bovina in Ticino con analisi a tappeto e terapie mirate ha portato a risultati definiti dal veterinario cantonale Luca Bacciarini "sorprendenti". "Anche l'uso di antibiotici nel periodo dell'alpeggio è diminuito in modo drastico, ciò che è importantissimo per lottare contro lo sviluppo alla resistenza da parte dei batteri", ha spiegato a Ticinonews.

Una malattia dolorosa e dai costi ingenti

Molto dolorosa per l'animale quanto acuta, la mastite causata dal battere SAGB, lo Stafilococco aureo genotipo B, è la principale malattia infettiva delle mucche da latte e alla Svizzera costa 130 milioni l'anno. Oltre al benessere dell'animale, le conseguenze per la filiera lattiero casearia sono infatti importanti: la quantità di latte cala, la qualità è più scarsa con potenziali rischi anche per la salute umana in caso di produzione di enterotossine. Agire era quindi necessario, nonostante un'iniziale reticenza da parte degli allevatori. "All'inizio c'era paura", conferma il presidente dell'Unione Contadini Ticinesi Omar Pedrini. "Alla fine, però, la lotta si è rivelata efficiente. Anche le bovine in arrivo oltre da oltre Gottardo per la stagione dell'Alpe venivano controllate". 

"Migliorate le conoscenze degli allevatori"

Il monitoraggio ha beneficiato di importanti sostegni federali ed è stato possibile anche grazie a un test PCR progettato da Agroscope in grado di rilevare la positività alla mastite pure in un campione di latte miscelato. Ciò ha per l'appunto permesso le analisi a tappeto con un pool di 10 bovine nelle aziende che hanno aderito al progetto con conseguenti trattamenti mirati e tutta una serie di accorgimenti presi durante la mungitura. "Abbiamo anche implementato e migliorato le conoscenze degli allevatori", ha spiegato ancora Bacciarini, puntualizzando: "Grazie all'igiene è possibile ridurre in modo drastico la trasmissione di agenti patogeni". Il Ticino si è così rivelato precursore in Svizzera. E la speranza di Pedrini è che il monitoraggio possa ora continuare. "Cessare il progetto sarebbe azzerare quanto fatto finora", ha concluso Pedrini, rivolgendo il suo appello alla politica.