
In Svizzera la vendita di alcolici nelle strutture complementari delle autostrade, vale a dire nelle strutture ricettive, di approvvigionamento, di ristorazione (aree di servizio) e presso i distributori di benzina come pure nelle aree di sosta è proibita dal 1964. È invece permessa ai distributori di benzina che si trovano dopo le uscite autostradali.
Ma dopo 53 anni, durante i quali tutti gli interventi parlamentari volti ad abolire il divieto sono stati respinti dal Consiglio federale e dal Parlamento, qualcosa potrebbe cambiare. La Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Nazionale ha infatti approvato ieri per 19 voti ‘borghesi’ contro 5 voti ‘rosso-verdi’ una mozione dei consiglieri nazionali Nadja Pieren (UDC), Kurt Fluri (PLR) e Fabio Regazzi (PPD) che mira a permettere la vendita di alcolici presso le aree di servizio autostradali.
La Croce Blu svizzera, che si occupa della prevenzione dell’alcolismo, ha subito reagito con un duro comunicato stampa: “Ancora una volta al Nazionale gli interessi economici prevalgono sulla sicurezza delle persone”, ha tuonato il presidente dell’associazione, il consigliere nazionale socialista Philipp Hadorn.
“Non si tratta di far acquistare liberamente casse di birra agli automobilisti”, ha replicato Nadja Pieren, secondo cui i controlli dell’alcolemia al volante rappresentano un disincentivo più che sufficiente: "Tutti conoscono la legge e sanno a cosa vanno incontro in caso di infrazioni".
Una posizione condivisa anche dal consigliere nazionale Fabio Regazzi, cofirmatario della mozione. “Bisogna andare oltre quello che sono le apparenze – ci dice – Guardiamo alla situazione attuale in modo oggettivo: c’è una disparità di trattamento ingiustificata tra le aree di servizio e le stazioni di servizio appena al di fuori dalle uscite autostradali (che possono vendere liberamente alcolici). A me sembra che ci sia una distorsione e una violazione del principio della libertà economica”.
“La Legge federale sulla circolazione stradale non prevede un simile divieto, che è presente solo nell’ordinanza – evidenzia Regazzi – per cui si potrebbe discutere se la base legale per una simile restrizione sia sufficiente. Ma al di là di considerazioni di ordine giuridico, a mio avviso è anche un discorso di responsabilità individuale: se sono in viaggio con un passeggero che vuole bere una birra, non vedo perché non possa farlo. Oppure pensiamo anche alle piccole spese al rientro a casa, ad esempio se sto organizzando una grigliata”.
Secondo Regazzi, per combattere presunti abusi si è creata una vera e propria disparità di trattamento. “Vorrei che mi spiegassero il perché – conclude – Attualmente di coerenza su questo tema ce n’è davvero poca. Il nostro è un appello alla responsabilità individuale e alla parità di trattamento”
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