Ticino
Un proiettile e minacce pesanti a Fiorenzo Dadò
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
13 giorni fa
Il presidente del centro si è visto recapitare via Posta un proiettile e minacce pesanti al suo domicilio. Per Dadò il caso è direttamente collegato all'incidente di Norman Gobbi: "Non bisogna tacere di fronte al dubbio di presunte ingiustizie".

Un "atto intimidatorio grave" nei confronti di Fiorenzo Dadò. È quanto denuncia il presidente de Il Centro, che racconta di aver ricevuto ieri per posta una lettera contenente un proiettile e minacce pesanti, che ha già provveduto a segnalare alla Procura ticinese. Per Dadò il caso è collegato all'incidente in cui è rimasto coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi ed è stato promosso da qualcuno "che evidentemente non condivide di fare chiarezza". Ma deplora i mezzi con cui è stato portato avanti questo gesto. "Si tratta di un atto intimidatorio molto grave, promosso da qualcuno che evidentemente non condivide la necessità di fare chiarezza su un fatto noto oramai a tutti. Questa volta viene toccata pesantemente la mia persona e la mia famiglia, la prossima volta, avanti di questo passo, potrebbe toccare a qualcuno d’altro".

"Non bisogna tacere di fronte al dubbio"

Secondo Dadò è proprio per combattere questo "pericoloso modo di pensare e di agire che azioni come le mie, volte a determinare la verità e soprattutto a preservare la fiducia che ogni singolo cittadino di questo Cantone deve poter conservare nei confronti delle autorità e dei rappresentanti dello Stato, devono poter essere fatte senza alcuna paura", scrive nella nota inviata alle redazioni. "Non bisogna assolutamente tacere di fronte al dubbio di presunte ingiustizie. È un principio che deve valere per tutti. Ogni cittadino libero e onesto di questo Cantone deve poter confidare nella certezza del diritto, confidando che le Autorità siano dalla sua parte, che le Istituzioni siano lì per garantire giustizia, in egual misura per tutti".

Il rischio di comportamenti omertosi e malavitosi

"Il rischio che stiamo correndo", prosegue Dadò, "è l’insinuarsi anche alle nostre latitudini di comportamenti omertosi e malavitosi che nulla hanno a che vedere con la nostra tradizione culturale ticinese e la fierezza Svizzera. Infatti il radicamento e la forza di modi di agire come questi, che usano l’arma dell’intimidazione e della minaccia, si basano sull’omertà, sulla mancanza di fiducia nello Stato, sulla percezione della debolezza di esso". Per questo secondo il presidente de Il Centro è necessario continuare a "trovare il coraggio di parlare e di porre domande a testa alta di fronte al dubbio che la Legge potrebbe non essere uguale per tutti".