25 dicembre 1854. 22 cavergnesi erano in mare, in viaggio verso l’Australia, dove speravano, come tanti conterranei, di fare fortuna. La navigazione era però difficile. I cavergnesi decisero così di fare un voto: se la traversata oceanica si fosse conclusa senza incidenti, avrebbero finanziato gli affreschi di una cappella che avevano fatto erigere a Mondada, in Val Bavona, poco prima della loro partenza. Voto esaudito, promessa mantenuta. Gli emigranti cavergnesi vollero però esprimere ulteriormente la loro gratitudine verso il cielo e commissionarono una scultura: la "Madonna degli australiani", che si poteva ammirare all'interno della cappella da loro eretta.
La metafora di un territorio
Questa raffigurazione di Maria Vergine è la protagonista di un'incredibile storia che giunge dalla Val Bavona, devastata dal maltempo. "L'alluvione ha completamente distrutto la cappella e la scultura della Madonna degli australiani è stata portata via dalle acque", ci racconta Fausto Rotanzi, presidente del Consiglio parrocchiale di Cavergno. Nessuno sperava di rivedere quest'espressione della pietà popolare, ma pochi giorni fa è avvenuto il suo insperato ritrovamento all'altezza di Cavergno, circa 3 chilometri a valle. "Un pompiere ha notato qualcosa nel fiume. Inizialmente ha pensato potesse trattarsi anche di una persona, ma avvicinatosi ha riconosciuto la statua e l'ha recuperata". Inevitabilmente, la scultura ha riportato dei danni. I più visibili sono l'assenza del viso e delle braccia, andate perdute. Una metafora per Rotanzi: "È una Madonna sfigurata come sfigurato è il nostro territorio".
"Un segno di speranza"
La Madonna degli australiani è ora esposta nella chiesa di Bignasco, dove domenica è stata al centro dell’attenzione durante la Messa. Dopo la sua realizzazione attorno al 1860, la scultura venne collocata nella chiesa di Cavergno e una ventina di anni fa, fu posta nella cappella di Mondada. Questo piccolo edificio religioso, che oggi non esiste più, è stato restaurato un mese fa. L'alluvione del 30 giugno aveva fatto temere che anche la scultura fosse andata persa per sempre. "Quando l'ho rivista, mi sono commossa", commenta Romana Rotanzi, vicesindaca di Cevio e moglie di Fausto. "Salendo in Val Bavona, ci fermavamo sempre ad ammirare la cappella degli australiani". Il ritrovamento della scultura "ci ha dato una speranza. Sì - ribadisce Romana - per me, questo è un segno di speranza".
Un valore nuovo
Un segno, paradossalmente, forse reso ancora più forte dall'assenza di volto e braccia di questa Madonna. "La guarderemo con occhi nuovi", conferma Romana. "Mi piace citare Plinio Martini, autore delle nostre terre, amante della Val Bavona, che scriveva che bisognava ringraziare la Madonna per avere perso il vitello, ma salvato la mucca. Dobbiamo vedere la speranza, cercare la continuità e trovare la forza".