“Il Ticino ha lo svantaggio di essere una realtà piccola. Al contempo, questo può però risultare anche un vantaggio: le interazioni sono facilitate e questo aiuta a sviluppare ulteriori sinergie”. La professoressa Greta Guarda dell’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb), affiliato all’Usi, insiste su questo punto: la collaborazione fra i diversi centri di ricerca biomedica ticinese è centrale e vincente. Per svilupparla, i contatti fra i ricercatori sono essenziali e per coltivarli esistono iniziative quali la Giornata della ricerca e dell’innovazione in medicina umana della Svizzera italiana, giunta quest’anno alla sua 11esima edizione e svoltasi ieri al campus Usi-Supsi di Viganello. “È la vetrina ideale per gli studi dei ricercatori attivi in Ticino nell’ambito della medicina e della biomedicina”, spiega ai nostri microfoni il professor Giorgio Treglia, che assieme a Greta Guarda è co-responsabile dell’organizzazione della Giornata. Quest’anno il convegno segna un record di partecipanti, “ma anche di ricerche: sono ben 159 gli studi realizzati in Ticino presentati” ai ricercatori presenti.
Dal laboratorio all’ospedale
I temi toccati dagli studi sono diversi e testimoniano della grande varietà degli ambiti nei quali gli scienziati del nostro cantone sono attivi. A essere trasversale è la collaborazione fra ricerca di base in laboratorio negli istituti dell’Usi e ricerca clinica svolta negli ospedali dell’Eoc. “La ricerca non è mai fine a sé stessa, specialmente negli ospedali”, commenta Treglia. “Di solito si dice che ‘si cura meglio dove si fa più ricerca’. Questo non potrebbe essere più vero: i pazienti del cantone possono usufruire di tecniche, terapie e diagnosi innovative grazie alla ricerca”.
Covid stimolo
Nemmeno la pandemia è riuscita a fermare la ricerca, che anzi ha avuto occasione di trovare nuovi spunti. “A differenza delle cure, l’influenza del Covid è stata positiva, diventando lui stesso un argomento di ricerca”, conferma il professor Treglia. Le lenti dei microscopi ticinesi non si sono però soffermate esclusivamente sul coronavirus. “Nell’ultimo anno, solo all’Eoc abbiamo registrato 815 pubblicazioni scientifiche. Neanche la pandemia è riuscita a fermarci”, commenta soddisfatto Treglia. “Il Covid ha mostrato in maniera lampante come siamo stati in grado di attivarci velocemente per studiare quanto stava succedendo”, conclude Guarda.
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