Corea del Sud
Una scout ticinese al Jamboree: “Non abbiamo paura del tifone, c’è un sacco di adrenalina”
Redazione
un anno fa
Chiara Caligari, caposettore della delegazione ticinese, racconta l’ennesimo cambio di programma al raduno mondiale degli scout in Corea del Sud dovuto al tifone Khanun, e come i ragazzi stanno vivendo questo raduno pieno di ostacoli.

Ennesimo imprevisto al 25° World Scout Jamboree in Sud Corea, evento che riunisce scout da tutto il mondo. Dopo le temperature alte degli scorsi giorni, che hanno comportato la rinuncia da parte di alcune delegazioni, ora è il tifone Khanun a sconvolgere i piani degli organizzatori. Sebbene le previsioni indichino un indebolimento del tifone, che attualmente si muove lentamente verso il Giappone e la Corea e dovrebbe diventare una tempesta tropicale estiva entro giovedì 10 agosto, per gli scout è prevista una partenza anticipata dal campeggio. Domani verranno trasferiti in altri alloggi, ha comunicato oggi la delegazione svizzera, che è presente con 1'400 ragazzi. A partecipare anche una folta comitiva ticinese, con una settantina di partecipanti. Abbiamo raggiunto Chiara Caligari, caposettore della delegazione ticinese, per capire cosa sta succedendo e come stanno vivendo questo raduno mondiale pieno di ostacoli.

Quando dovrete lasciare il campeggio?

“Domani mattina presto inizieremo a spostarci con i bus verso gli alloggi. Non abbiamo dettagli maggiori sulla tipologia di questi alloggi. Sappiamo che tutto quanto il campo verrà spostato in tre luoghi distinti, ma non sappiamo dove”.

In questi giorni faceva davvero così caldo in Corea del Sud?

“Era un caldo inaspettato, soprattutto rispetto alle valli ticinesi dove siamo abituati a fare i campeggi. Abbiamo avuto la fortuna di arrivare in Corea una settimana in anticipo rispetto all'inizio del campo. Questo ci ha aiutato ad acclimatarci. Abbiamo comunque dovuto apportare modifiche al nostro comportamento quotidiano: bere il doppio del solito, fare il triplo delle pause, avere un ritmo molto tranquillo. È stato comunque sopportabile: noi svizzeri ce la siamo cavata bene”.

Come avete preso la notizia dell’abbandono da parte di alcune delegazioni?

“È stato un duro colpo. Ci sono stati altri partecipanti, tra cui americani e britannici, che hanno sofferto molto il caldo. Molti di loro sono stati male, cosa che a noi non è capitata. Siamo rimasti senza parole per il fatto che qualcuno ha deciso di lasciare il jamboree, che è il sogno di ogni scout. A seguito di ciò abbiamo deciso di prenderci ancora più cura di noi perché vogliamo restare fino alla fine”.

Per voi cosa ha comportato questo caldo?

“Sono venute a mancare le attività dal lato sportivo, ovvero quelle più avventurose dello scoutismo. Abbiamo approfittato per gustarci lo scambio tra nazioni, che è anche un po' il fulcro del Jamboree. I ragazzi hanno scambiato di tutto e di più: dai foulard ai cappellini, i gadget tipici scout. Hanno inoltre conosciuto ragazzi che vivono dall'altra parte del mondo, con i quali condividono gli stessi ideali. In tutto questo c'è stato un risvolto positivo”.

Com’è composta la delegazione ticinese al World Jamboree?

“La delegazione ticinese è piuttosto folta: siamo una settantina, che è divisa in due reparti da circa trenta ragazzi l'una. Ci sono poi otto accompagnatori adulti e capi responsabili. Il bello di questi eventi è che c'è sempre un filo comune: anche se non si riesce a comunicare con gli altri ragazzi, a livello di linguaggio, una danza o un canto ti fa comunque venire voglia di trascorrere il tempo insieme”.

Il trasferimento in alloggi a causa del tifone è una delusione per voi?

“Il tempo ora è bello. Paura non ce n'è, c'è un sacco di adrenalina per l'ennesimo cambio di situazione e un po' di delusione. Noi speravamo di restare qui fino alla fine. Quello che ci consola è che, nonostante lo spostamento per motivi di sicurezza, l'idea del Jamboree è di continuare a vivere lo spirito di condivisione e fratellanza. Saremo dislocati, ma avremo la possibilità di fare delle attività assieme. L'11 agosto ci sarà la cerimonia conclusiva, che si svolgerà allo stadio di Seoul. Sarà probabilmente un grande festa”.

Come avete organizzato la comunicazione con i genitori dei ragazzi?

“I genitori sanno più cose di noi qui al campo. Ci liberiamo della tecnologia quando siamo qui e i giornali non li leggiamo. La cosa importante con i genitori è stata creare un filo diretto. Comunichiamo con loro ogni giorno, inviando le foto dei ragazzi, così che possano vedere cosa stiamo facendo. Visti i vari problemi la delegazione svizzera ha anche preferito inviare un bollettino quotidiano con tutti gli aggiornamenti. I genitori sono giustamente preoccupati, ma abbiamo creato un buon rapporto di fiducia e questo ci permette di andare avanti senza troppi problemi”.