Il centro educativo chiuso per minorenni si farà. Lo ha deciso a larga maggioranza martedì il Gran Consiglio. Non sarà però gestito dallo Stato, come chiedeva un emendamento socialista, bensì dalla Fondazione Vanoni, una realtà che in Ticino esiste da oltre 150 anni. “Il nostro centro è un luogo dove si lavora con il supporto della consulente familiare per permettere ai giovani e ai loro genitori di continuare o migliorare i rapporti che hanno”, spiega ai microfoni di Ticinonews il direttore Mario Ferrarini. “Noi accogliamo bimbi e ragazzi dai 3 ai 20 anni che provengono da situazioni familiari molto complesse. Si arriva anche a situazioni estreme di violenza, di grande sofferenza. Il nostro lavoro si focalizza proprio lì: cercare di ristabilire dei rapporti diversi, migliori e che permettano di ritornare a casa”. Un compito non facile, soprattutto quando i bambini chiedono perché non possono andare a casa.... “Queste sono alcune delle domande estremamente impegnative. Il nostro compito è quello di essere efficaci anche in quei momenti in cui l’emotività può prevalere”.
La nuova struttura
A differenza del Centro Educativo per Minorenni (Cem) Vanoni, il centro che vedrà la luce ad Arbedo-Castione sarà, come detto, chiuso. Ma cosa significa esattamente? “Ad Arbedo-Castione l’idea è proprio quella di accogliere quei giovani che non riescono a fermarsi in un contesto come quello di un Cem o di altri servizi presenti sul territorio, e quindi necessitano di essere accompagnati in un percorso che prevede uno stop. Stop che è però l’inizio di qualcosa di estremamente importante”.
I timori
L’importanza di questo percorso è stata più volte ribadita martedì durante il dibattito. Dalla sinistra si sono sollevati però diversi timori, legati anche al fatto che nel nuovo centro è prevista una stanza per chi deve espiare una pena detentiva di breve durata... “Questa è una delle sfide che bisognerà introdurre all’interno del concetto pedagogico”, prosegue Ferrarini. “Riuscire a far convivere quella che è l’idea di portare avanti in maniera importante l’ambito educativo e l’ambito dell’esecuzione della pena. Sarà necessario lavorare in stretta collaborazione con la divisione della giustizia, con il magistrato dei minorenni e con tutti i partner presenti sul territorio”. In fondo, “credo che questa struttura debba servire alla popolazione ticinese e debba quindi essere ben integrata nel territorio. Va anche detto questo: vengono effettuate regolarmente delle vigilanze all’interno di tutte le strutture; ogni due anni dal Cantone, ogni quattro dalla Confederazione. Tutto ciò è già previsto”.
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