Come sarà Lugano nel 2030? È la domanda al centro di Lugano 2030, un forum svoltosi sabato all’USI con lo scopo di identificare visioni e missioni per il futuro della città.
Occasione per riflettere e proporre, presenti a confrontarsi c’erano personaggi di spicco della politica, della cultura dell’economia e dell’imprenditoria.
Alberto Di Stefano, economista e promotore Lugano Forum 2030: “L’idea mi è venuta una sera passeggiando in Via Nassa, un tempo a quell’ora c’erano tutti gli impiegati di banca che uscivano dagli uffici, oggi è deserta. La fine del segreto bancario e la crisi del 2008 hanno portato a perdite enormi a Lugano, e sono stati persi 4mila posti di lavoro. Questo forum, è una prima che abbiamo voluto fare ad ampio raggio, si parla di economia, cultura e società. L’idea è di continuare con conferenze più settoriali, USI e SUPSI saranno evidentemente attori principali e l’obiettivo è creare una visione strategica per Lugano e una missione per gli attori coinvolti».
Una visione che sappia anche essere ottimista, al volto affaticato della piazza finanziaria luganese si affianca quella di un Ticino che ha voglia di crescere con la cultura e la ricerca, le imprese innovative, le varie associazioni e fondazioni private, e non da ultimo la fiscalità.
Marco Bernasconi, fiscalista: “Noi siamo fermi con le aliquote fiscali al 1976, a 50 anni fa, siamo al 23esimo posto come Cantone meno attrattivo. E a quanto mi sembra oggi pare politicamente impossibile diminuire le aliquote per alti redditi o in modo concorrenziale per le persone giuridiche. La premessa fiscale è fondamentale per attirare nuovi contribuenti o per non farli scappare, in Ticino questo non esiste. Noi siamo limitrofi ai Grigioni che sono estremamente più attrattivi”.
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