Ticino
Unia: “Non basta, bisogna chiudere”
Il segretario regionale di Unia Ticino e Moesa Giangiorgio Gargantini. CdT/Gabriele Putzu
Il segretario regionale di Unia Ticino e Moesa Giangiorgio Gargantini. CdT/Gabriele Putzu
Filippo Suessli
4 anni fa
Il sindacato Unia Ticino e Moesa chiede che vengano interrotte le attività non essenziali e che vi siano aiuti per le fasce più deboli

“I numeri sono inconfutabili: in Svizzera ogni 15 minuti muore una persona di COVID-19. Questo è semplicemente inaccettabile, come inaccettabile è anche limitarsi a proporre il prolungamento di misure che già hanno dimostrato di non essere sufficienti per proteggere la popolazione”. Con queste parole il sindacato Unia Ticino e Moesa chiede al Consiglio federale che le autorità agiscano con “decisione e fermezza”.

Attività non essenziali

“In primo luogo, si richiede ancora una volta la chiusura di tutte le attività economiche non essenziali, unica misura realmente efficace perché limiterebbe in modo decisivo la circolazione delle persone e quindi del virus. Allo stesso tempo, richiediamo con forza maggiori aiuti economici, che siano chiaramente definiti e rapidamente disponibili. Si aumentino in primis le soglie di reddito al di sotto del quale l’Indennità di Lavoro Ridotto è pagata al 100%, come da sempre rivendicato dal sindacato, e si risponda alle legittime domande di sostegno da parte di quei settori economici impediti di svolgere la loro attività”, si legge in una nota diffusa in mattinata.

Urgenza assoluta in Ticino

Il sindacato sottolinea anche come il Ticino sia “nuovamente il cantone più toccato dalla pandemia, con numeri decisamente più alti del resto del paese”. Per questo chiede ai governi di Ticino e Grigioni di agire subito e adottare le misure proposte immediatamente: “Siamo a un passo dal crollo!”. Il comunicato si conclude riprendendo una lettera inviata a novembre da diversi economisti svizzeri che chiedevano un nuovo lockdown: “Per salvale l’economia, è necessario controllare la pandemia”.

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