
Questa mattina al Punto Franco è stato battuto all’asta il “Trittico di Leonforte” – un dipinto raffigurante il Giudizio Universale attribuita al Beato Angelico. Ad aggiudicarsela è stata la Arte Gallery SA per 702mila445 franchi. Una raffinatissima copia, però, secondo alcuni esperti. A parlarcene a Ticinonews Gerardo De Simone, professore di storia dell’arte dell’accademia delle belle arti di Firenze e studioso proprio del Beato Angelico. "La letteratura scientifica e la comunità scientifica degli ultimi decenni, è concordemente schierata sul fatto che si tratti di una bellissima copia dell'età della Contro Riforma, quindi fine del 500 o inizio 600, da un'originale che si trova a Berlino", spiega De Simone. "Nel periodo della Contro Riforma ci fu una riscoperta e un'esaltazione del Beato Angelico, e quindi Papa Pio V diventò un grande ammiratore del Beato Angelico e commissionò una copia a un pittore fiammingo. Con ogni probabilità, lui stesso commissionò anche questa altra copia, che a differenza di quella che si trova a Berlino, è fedele. Ed è per quello che in un passato più lontano, quindi prima che l'opera venisse restaurata e ripulita, aveva portato qualcuno a dire "potrebbe essere dell'Angelico", afferma.
Ha detto che alcuni anni fa lei ha avuto la possibilità di osservare questa opera da vicino, al Punto Franco, dove ha avuto luogo questa mattina l'asta, e ci sono dei dettagli inequivocabili che le fanno dire che non si tratta di un'opera del Beato Angelico?
"Il Beato Angelico, oltre a fare il fondo oro, era un raffinatissimo decoratore, per cui questo fondo oro veniva graffito con delle incisioni e quindi c'era una trama di raggi, che faceva vibrare la luce. Questo sia sul fondo dietro la figura del Cristo Giudice, e sia ogni singola aureola veniva graffita. In questa opera invece, il fondo oro è piatto, perché alla fine del 500, questa maestria, che derivava dalla tradizione del gotico internazionale, non c'era più. Quindi questo pittore, dotatissimo, che ha fatto la copia, e che secondo autorevolissimi studiosi potrebbe addirittura uno dei pittori di punta della Contro Riforma, si fermò laddove una certa tradizione, una certa abilità ornamentale, si era persa. Anche laddove applica i colori, è una pennellata più diluita, più quasi acquerellata, tipicamente tardo cinquecentesca, e non quella a tempera, molto più precisa, della prima metà del 400. La base d'asta partiva da 5000 franchi ed è stato venduto a 700 mila".
Per quanto lei conosca il mercato dell'arte, se fosse stato un'originale si sarebbe parlato di cifre più alte?
"È chiaro anche a chi di mercato non sappia nulla. Un conto è vendere un'opera come Beato Angelico, un conto è venderla come copia da Beato Angelico. Per quanto in questo caso potrebbe trattarsi di una copia di autore altissimo. Se un'opera su tavola di queste dimensioni e di questa complessità fosse unanimemente attribuita al Beato Angelico, potrebbe valere anche decine di milioni di euro".