USA 2024
Vittoria di Trump, Terlizzi: “Si rischia un aumento del protezionismo”
©Gabriele Putzu
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Red. Online
7 giorni fa
Il giornalista economico analizza le possibili implicazioni dell’elezione del tycoon per l’economia internazionale. “Un eventuale rialzo dei dazi potrebbe coinvolgere anche altre aree, Europa inclusa”.

Ormai è ufficiale: Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. La vittoria odierna del tycoon genera una serie di interrogativi su quali conseguenze avrà sull’economia internazionale il suo ritorno alla Casa Bianca. “I rischi sono due – spiega a Ticinonews il giornalista economico Lino Terlizzi –. Da un lato, quello di un debito pubblico americano troppo elevato, che potrebbe rappresentare un elemento di instabilità. Dall’altro quello di un ulteriore aumento del protezionismo. Sappiamo che Trump è fautore di dazi e barriere, in particolare nei confronti della Cina, ma non solo. Se i dazi venissero aumentati, potrebbero coinvolgere anche altre aree, Europa inclusa”. E quando si parla di Vecchio Continente, si include anche la Svizzera… “Per il nostro Paese, un eventuale coinvolgimento aprirebbe vari scenari. Se Trump rafforzasse ulteriormente il tessuto favorevole alle attività che riguardano imprese e investimenti, ecco che per Berna si paleserebbero ulteriori possibilità di rapporti economici e di investimenti negli Stati Uniti”. È anche vero però che la Confederazione “potrebbe essere toccata dalle barriere sopracitate, certamente non positive per i commerci”.

“La crescita dell’economia americana è robusta”

Per quanto concerne invece la situazione interna agli USA, “bisogna ricordare che l’economia statunitense sta andando bene, nel suo complesso”, prosegue Terlizzi. “La crescita è robusta, l’inflazione sta nettamente calando e la disoccupazione è sì lievemente aumentata, ma si sta mantenendo su buoni livelli”. Quello ereditato da Donald Trump “è quindi un quadro tutt’altro che catastrofico ed è auspicabile che le misure da lui preannunciate, di stimolo e sostegno alle imprese e all’economia nel suo complesso, non intacchino questo equilibrio”. Persiste il problema di fondo del grande debito pubblico americano, che ha raggiunto livelli troppo elevati, “ma sulla questione entrambi i candidati non hanno presentato delle possibili inversioni di marcia”, conclude Terlizzi.

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